Scorie - Sovranismo aereo

Ho più volte sostenuto che in Italia tutte le forze politiche che chiedono il voto agli elettori sono accomunate da un grado più o meno intenso di statalismo.

Una delle più sanguinose e mai finite vicende a carico dei pagatori di tasse è rappresentata dal fallimento seriale di Alitalia, che secondo calcoli di Mediobanca e del Sole 24 Ore è costata dal 1974 a oggi oltre 12 miliardi di euro.

Nessuna delle forze politiche di cui sopra, però, pare voler porre fine a quello che qualche giorno fa Mario Draghi ha eufemisticamente definito "una famiglia un po' costosa".

Giorgia Meloni, che guida quello che è oggi sostanzialmente l'unico partito di opposizione, ha addirittura scritto al Messaggero per perorare la causa della compagnia di bandiera. 

Scrive Meloni:

"L'Alitalia è un patrimonio che dobbiamo valorizzare."

A onor del vero il patrimonio di Alitalia è negativo, se si resta ai numeri. Se tutto ciò che ruota attorno ad Alitalia rappresenta un patrimonio di voti è un'altra questione, ovviamente.

Continua Meloni:

"Alitalia è molto di più di una famiglia un po' costosa, dalle sue decisioni dipendono i destini della nostra comunità e di quelle 100mila persone che vivono con angoscia questa crisi industriale, che certo non hanno causato."

Non dubito che chi è dipendente Alitalia o del suo indotto viva con angoscia questa crisi, che peraltro è tale da decenni. La stessa angoscia la vivono ogni giorno le persone proprietarie o dipendenti di tante aziende che sono costrette a chiudere senza che ci sia chi si strappa le vesti per loro.

Che poi la crisi industriale di Alitalia non dipenda da tutte quelle 100mila persone sarà vero, ma da qualcuno dovrà pure dipendere. Perché se Meloni intende dire che è colpa della pandemia, i numeri degli scorsi decenni la smentiscono con una evidenza che non potrebbe non vedere neppure il signor Magoo.

Ovviamente arriva poi il richiamo all'intervento dello Stato:

"La presenza dello Stato è determinante per la difesa di un interesse pubblico strategico in una nazione che vive di turismo, cultura, enogastronomia, manifattura, promozione del made in Italy."

Questo è un classico usato da tutti, siano essi sindacalisti o politici di ogni parte. Come se chi viene in Italia per lavoro o turismo lo faccia solo volando con Alitalia e, qualora sparisse quella compagnia, non arrivassi più nessuno. Semplicemente ridicolo.

Ma per Meloni "presidiare la sovranità delle infrastrutture e dei collegamenti è vitale. Lo Stato controlla Eni ed è incredibile che paghi il carburante a prezzi fuori misura. Gli aerei oggi si possono reperire a prezzi ultra vantaggiosi. Cassa Depositi e Prestiti può acquistare la flotta da Boeing e Airbus e concederla in leasing ad Alitalia a costi di mercato. Ecco, l'Italia intera, con le famiglie che rischiano il lavoro, vuole mordente e visione."

Non si vede per quale motivo Eni, di cui lo Stato, soprattutto attraverso CDP, detiene il 30% (non il 100%), dovrebbe essere usata come se fosse la compagnia petrolifera venezuelana. Né perché CDP dovrebbe comprare aerei da concedere in leasing ad Alitalia a costi di mercato. A pensar male si potrebbe supporre che alle prime difficoltà di Alitalia quei canoni di leasing sarebbero almeno in parte abbuonati, con buona pace di CDP e del risparmio postale che la sostiene.

Ma il punto più allucinante è questo: 

"Abbiamo la compagnia tra le più sicure e la più puntuale, con i migliori piloti, il catering primo fra tutti, gli operai specializzati e gli addetti alla manutenzione più bravi, l'assistenza al volo più professionale. Cedere questi standard di qualità significa arrendersi. Possiamo sapere, oltre a quanti soldi risparmieremmo con una mini compagnia, quanto ci costerà non avere più Alitalia, cioè quanto perderemmo se costretti a volare con altre compagnie per promuovere l'Italia nel mondo e quanti soldi dovremmo sborsare per la continuità territoriale con le isole e le aree meno sviluppate?"

In sostanza, pare che abbiamo un gioiello di compagnia aerea. Il fatto che quello stesso gioiello abbia finito per essere insolvente a ripetizione e richieda iniezioni di denaro dei pagatori di tasse ormai senza soluzione di continuità pare non far sorgere dubbi a Meloni.

Quanto alla domanda, non risulta che viaggiare in giro per il mondo costi di più con altre compagnie. Semmai il contrario. Diverse compagnie low cost consentono di raggiungere le isole e se proprio esistono luoghi in cui sia antieconomico mandare aerei, non mi sembra un motivo sufficiente per giustificare un conto miliardario per i pagatori di tasse. In ogni caso, ognuno decide se volare oppure no, mentre il conto di Alitalia è a carico anche di chi non trae alcun beneficio dalle prebende statali.

Per finire, ecco la pennellata di sovranismo:

"La sovranità prevista dalla Costituzione si compone di tanti tasselli, tra cui la libertà di volare autonomamente, proprietari dei propri interessi, capaci di salvaguardare una delle tradizioni aviatorie più prestigiose della storia moderna. Una mini compagnia non ci farà toccare il cielo della rinascita italiana."

Credo anche io che debba esserci la libertà di volare autonomamente e che si debba essere proprietari dei propri interessi. Questo vale per ogni individuo, però. 

E probabilmente una mini compagnia "non ci farà toccare il cielo della rinascita italiana", ma peggio ancora sarebbe continuare a bruciare miliardi dei pagatori di tasse per mantenere o far tornare in vita una compagnia che negli ultimi due decenni ha chiuso accidentalmente un bilancio non in perdita nel solo 2002.


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