Scorie - Io no

Nei giorni scorsi oltre cento persone, con vari livelli di notorietà, hanno sottoscritto l'appello dello scrittore Maurizio De Giovanni a sostegno del ministro della Salute. "Noi stiamo con Roberto", il titolo dell'appello, in cui i soliti intellettuali "dde sinistra" si esercitano in quello che viene loro molto bene: la difesa indignata di uno della loro tribù dagli attacchi degli avversari politici.

Come è noto, infatti, Lega e FdI chiedono da tempo la sostituzione di Speranza, che si è fin qui distinto per un approccio volto a risolvere il problema della pandemia blindando ognuno in casa propria, con provvedimenti tanto liberticidi quanto, in taluni casi, grotteschi e assurdi.

Un esempio è avere di fatto impedito la stagione turistica invernale in montagna, soprassedendo sul fatto che non tutti coloro che vanno in montagna usano le funivie. Ma, soprattutto, non spiegando mai quale maggior rischio si corra entrando in numero contingentato in funivia, cosa che è gestibile in modo relativamente semplice, rispetto a entrare in autobus o metropolitana, dove i controlli sulla capienza sono indubbiamente più problematici, se non impossibili.

Un altro esempio è l'assurdo divieto si spostamento tra regioni, anche se gialle. Per non parlare dei limiti al numero di commensali per le cene in famiglia natalizie. O, di recente, l'idea di riaprire dal 15 maggio le piscine all'aperto, ma non quelle indoor: pensano che gli spogliatoi siano anch'essi all'aperto o che si possa evitare di usare gli spogliatoi come in altre attività dove, alla peggio, si va a casa sudati? Mah...

E' vero che si tratta di provvedimenti assunti dai governi pro tempore e non dal solo ministro (lasciate ogni) Speranza; è altrettanto vero, però, che costui è sempre stato il più "chiusurista".

Secondo De Giovanni e cofirmatari, Speranza:

"Si è battuto per tornare a investire significativamente nella sanità pubblica.
Si è battuto per il principio della massima precauzione e della massima cautela, quando altri ci raccontavano che era soltanto un'influenza e suggerivano di aprire, di correre, di non perdere tempo.
Si è battuto per imporre – con il sostegno prima del presidente Conte e ora del presidente Draghi – una linea rigorosa che ha impedito decine di migliaia di altri contagiati e di altri morti.
Si è battuto e si batte per un piano vaccinale efficace e capillare, che è la condizione indispensabile per preparare e facilitare le aperture, concependo sempre il diritto alla salute come principio cardine della nostra società e della nostra civiltà."

Un giorno, quando la pandemia sarà alle spalle, forse sarà fatta un'analisi delle conseguenze sulla salute di tante persone dei lunghi lockdown imposti all'Italia. Un'analisi di ciò che adesso non si vede, per dirla con Bastiat.

In ogni caso, anche chi è convinto che il lockdown fosse la soluzione (a prescindere da quanto sia liberticida) dovrebbe riconoscere che il piano vaccinale è semplicemente un fallimento. Il quale non dipenderà solo da Roberto (lasciate ogni) Speranza, ma neppure si può supporre che costui sia esente da responsabilità.

Concludo notando che i firmatari dell'appello, oltre a essere accomunati dalla vicinanza politica al loro eroe, sono anche persone sulle quali il lockdown non ha avuto, in media, rilevanti effetti economici, trattandosi di persone che potevano lavorare da casa o titolari di redditi pagati da soggetti pubblici, Inps incluso.

In quelle condizioni si fa presto a dare degli zotici (o peggio) a chi, al contrario, si è visto costretto per mesi e mesi a non poter lavorare e a vedere compromessa, a volte irrimediabilmente, la propria attività. Tutto tipico degli intellettuali "dde sinistra".


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