Scorie - Meglio avere meno regole

Che le innovazioni possano portare non solo benefici lo dovrebbe far intuire il buon senso. Che di fronte a tale intuizione, però, si debbano invocare nuovi provvedimenti legislativi, a me pare discutibile. Arriva a questa conclusione Luca De Biase sul sole 24 Ore, il quale scrive:

"L'innovazione può creare spazi sociali nuovi nei quali non sempre le regole esistenti funzionano. Alcuni innovatori vivono al limite dell'illegalità, convinti di migliorare il mondo. Spesso consegue che i legislatori debbano poi creare le regole che mancano. Il che dà l'impressione che chi fa le leggi sia sempre in ritardo e dunque sia inefficiente. L'idea che "meno regole ci sono meglio è" non soddisfa i più elementari criteri della ragionevolezza. Ma non è priva di sostenitori."

De Biase non sente l'esigenza di fornire alcuna spiegazione per l'affermazione conclusiva. Eppure è tutt'altro che pacifica. Anche senza essere rothbardiani, basterebbe far notare a De Biase che esistono sistemi giuridici di common law che non sentono l'esigenza di definire e delimitare minuziosamente con norme di legge ogni attività umana.

De Biase conclude sostenendo:

"Non c'è una soluzione standard. I legislatori devono imparare ad anticipare i fenomeni. Gli innovatori devono pensare agli stakeholder. Ma in generale va superato il pregiudizio secondo il quale le regole frenano lo sviluppo. Il freno non è nelle regole. Casomai è nelle regole sbagliate."

Se i legislatori fossero in grado di anticipare i fenomeni, saremmo nel paradigma dello Stato innovatore. Con buona pace delle Mariane Mazzucato di questo mondo (forse De Biase è un suo fan), si tratta di un paradigma che la storia dei sistemi socialisti ha dimostrato non funzionare, e questo tralasciando gli effetti deleteri sulla libertà tipici di tali sistemi.

I legislatori non possono sistematicamente anticipare i fenomeni, se non con ripercussioni negative sull'innovazione stessa, per il semplice fatto che non sono onniscienti. Al mondo ci sono miliardi di persone e la conoscenza, per quanto non distribuita in modo omogeneo, non è di certo concentrata tra chi detta le regole.

E certamente le regole "sbagliate" frenano maggiormente lo sviluppo, ma è una pia illusione pensare che sia possibile avere legislatori illuminati e preveggenti. Per questo le regole devono essere generali e astratte, e più sono numerose e minuziose, più probabilmente sono anche sbagliate.

Per questo le regole, meno sono e meglio è. Come disse Henry Louis Mencken, "dite quello che volete dei Dieci Comandamenti, alla fin fine si deve sempre tornare al gradevole fatto che sono soltanto dieci."

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