Scorie - Terzietà solo formale
Antonio Leone, presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, l'organo di autogoverno dei giudici in materie fiscali, ritiene che "la giurisdizione tributaria dovrebbe ricadere sotto l'amministrazione diretta della presidenza del Consiglio dei ministri."
La giustizia tributarie, infatti, è amministrata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che è lo stesso ente che tassa gli italiani ed è parte in causa nel contenzioso, tramite l'Agenzia delle entrate. Secondo Leone, c'è "un problema di "immagine": adesso il ministero dell'Economia è contemporaneamente "ente" erogatore degli stipendi dei giudici tributari e parte del processo tributario con l'agenzia delle Entrate. Ciò appanna inevitabilmente, quantomeno nell'apparenza, il principio costituzionale di terzietà del giudice."
Leone può avere ragione dal punto di vista formale, ma, se si guarda alla sostanza, anche se i giudici tributari fossero a riporto della presidenza del Consiglio non sarebbe molto più rassicurante per i pagatori di tasse, perché il MEF non fissa certo in autonomia la politica fiscale. Anzi.
Credo peraltro che sarebbe anche legittimo dubitare, al di là dei formalismi, sulla indipendenza del potere giudiziario ordinario in quanto separato dal legislativo e dall'esecutivo, essendo pur sempre un organo dello Stato, che nel processo tributario agisce nei confronti dei cittadini, i quali, in veste di pagatori di tasse, sono coloro che alimentano le buste paga di tutti questi signori ogni mese, periodi di lockdown inclusi.
Quindi penso che cambierebbe poco, dal punto di vista dei pagatori di tasse, se i giudici tributari fossero inquadrati all'interno della presidenza del Consiglio invece che al MEF. Sulla terzietà sarebbe sempre legittimo avere dubbi.
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