Scorie - Investimenti sindacali

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, è presente almeno una volta a settimana su più di un giornale con interviste in cui ribadisce le ricette del suo sindacato per fare andare meglio le cose.

Colto dalla sindrome di Gino Bartali, Landini ha affermato:

"Prima della pandemia, la situazione del Paese era già grave. Il Covid ha fatto emergere, e accelerato, le diseguaglianze e l'impoverimento del sistema industriale che veniva tenuto nascosto. Mettiamocelo bene in testa, bisogna cambiare tutto! Serve un nuovo modello di sviluppo economico che faccia i conti con la sostenibilità ambientale, una sanità da ripensare in cui la spesa non sia un costo ma un investimento, una nuova era tecnologica. Siamo a un bivio, e non dico che il cammino sarà facile,eppure non possiamo tornare al punto di partenza. È il tempo della presa di responsabilità di governo e parti sociali. È il tempo del confronto e della progettazione, del lavoro stabile, di qualità e non precario." 

Ovviamente i dettagli sono lasciati ad altre occasioni, quello che contano sono i "titoli" delle cose da fare.

Pretendere, però, che "la spesa non sia un costo ma un investimento", significa volere cambiare politicamente la realtà. Un investimento, per essere tale, deve avere flussi di cassa in uscita, generalmente nella fase iniziale dell'investimento stesso, a cui seguono poi flussi in entrata. Se il valore attuale netto è positivo, si tratta di un buon investimento, altrimenti andrebbe evitato.

Uno dei problemi messi in luce dagli economisti di scuola austriaca è che la distorsione al ribasso dei tassi di interesse (e dei premi per il rischio) rende apparentemente profittevoli, ex ante, investimenti che non lo sarebbero se i tassi di interesse non fossero distorti. 

Se, però, i flussi in entrata da scontare non esistono e non esisteranno, si è in presenza di una spesa per consumi. Quindi non ha senso parlare di investimento. L'esempio riportato da Landini è di quelli che possono rientrare tra gli investimenti solo nel distorto mondo della politica o del sindacalismo, che ne è una versione (spesso deteriore).

Piaccia o meno, però, la realtà non cambia per decreto o per accordo sindacale. Quindi, prima o poi, alla realtà ci si deve adeguare. E più la cosa è rimandata, peggio è.

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