Scorie - L'effetto inevitabile del reddito di cittadinanza

Quando fu introdotto il Reddito di cittadinanza, fu abbastanza chiaro che, pur prescindendo dall'essere contrari in linea di principio, il livello dell'assegno, soprattutto per i single, era tale da incentivare la permanenza nello status ufficiale di disoccupato, lasciando poi ai volenterosi l'opzione di lavorare mediante accordi informali.

A maggior ragione in quelle zone in cui era prevedibile che l'efficacia dei centri per l'impiego e dei "Navigator" sarebbe stata perfino inferiore alla già non esaltante media nazionale, ossia nelle regioni meridionali.

Quelli che vogliono usare un gergo tecnico possono dire che il Reddito di cittadinanza ha alzato il salario di riserva. 

Non deve quindi stupire che in Sicilia molti imprenditori non trovino persone disposte a lavorare, se non in modo informale. Certamente si tratta per lo più di lavori temporanei, stagionali e dalle retribuzioni basse, ma il pagatore di tasse non può gioire avendo conferma che la risposta tipica è: "abbiamo il reddito di cittadinanza e non vogliamo perderlo. Se vuole possiamo lavorare in nero."

Stando a quanto riportato da Nino Amadore sul Sole 24 Ore, la Sicilia è la seconda regione italiana per numero di domande accolte.

"Sono in totale, secondo gli ultimi dati Inps, 214.855 le domande dei nuclei familiari accolte che coinvolgono in totale 571.622 persone, in pratica una popolazione pari più del doppio di una città come Messina. A conti fatti più del 10 per cento dell'intera popolazione siciliana vive con il Reddito di cittadinanza che, sempre secondo i dati Inps, garantisce un reddito medio ai nuclei aventi diritto di 612,80 euro. Poco? Evidentemente abbastanza se molti preferiscono questo reddito (tutto l'anno) a uno stipendio pieno da cameriere o da operaio."

Tutto come previsto, purtroppo.

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