Scorie - Soliti stratagemmi per (tentare di) aggirare la realtà

Il tira e molla che si sta trascinando da mesi tra Paesi del Sud e del Nord Europa su come intervenire per contrastare la crisi innescata dalla pandemia e, soprattutto, su chi deve cacciare i soldi, non poteva non aumentare il numero di proposte volte a cercare formule magiche per creare ricchezza dal nulla.

Per esempio, Domenico Lombardi propone l'utilizzo dei Diritti speciali di prelievo (Dsp) del Fondo Monetario Internazionale. Il tutto per evitare di incartarsi sul dibattito "MES sì, MES no".

Scrive Lombardi:

"Al dibattito tutto eurocentrico sulla condizionalità associata a un intervento del Mes favore dell'Italia, esiste un'alternativa che solo ora comincia a essere esplorata al Fmi, i cui incontri ministeriali si tengono virtualmente nei giorni scorsi. I Paesi membri dell'istituzione multilaterale possono decidere a maggioranza qualificata un'emissione di Diritti speciali di prelievo (Dsp): si tratta di attività di riserva suscettibili di essere scambiate in contropartita di valute internazionali come il dollaro, la sterlina, lo yen, ovviamente l'euro e, dal 2016, anche lo yuan cinese. L'emissione di Dsp non costa nulla, non è soggetta ad alcuna condizionalità, è permanente e universale, nel senso che ciascun Paese membro ne beneficia in ragione della propria quota nel capitale dell'istituzione, quindi anche l'Italia."

Nel leggere che l'emissione di Dsp "non costa nulla" e "non è soggetta ad alcuna condizionalità" immagino che a Sud delle Alpi a molti venga l'acquolina in bocca.

Ecco come utilizzare i Dsp:

"Una modalità innovativa consisterebbe nell'utilizzare l'allocazione di Dsp a garanzia di un veicolo nazionale che catalizzi ulteriori finanziamenti. Se la leva fosse di uno a dieci, la potenza di fuoco del veicolo italiano potrebbe arrivare sino a 400 miliardi. Per prudenza, ipotizziamo fossero anche la metà. Sono risorse che potrebbero essere utilizzate per l'acquisto di materiale sanitario, per finanziare imprese in crisi di liquidità o altro. In questa sede, per ragioni di spazio, ci concentriamo sulla scalabilità della potenza di fuoco."

Eh già, facciamo le cose con prudenza. In pratica, facciamo prendere dei meri impegni agli Stati partecipanti al FMI, a fronte dei quali andare a leva 5-10 volte.

Bontà sua, Lombardi ammette che potrebbe esserci qualche difficoltà:

"Si potrebbe obiettare che finanziare a leva il veicolo sarebbe problematico in un contesto di forte incertezza dei mercati. Per cominciare, la Bce potrebbe acquistare i titoli emessi dal veicolo o accettarli come collaterale. Poi, la cooperazione internazionale e la solidarietà europea – che verrebbe nuovamente e palesemente testata – aiuterebbero nella quadratura del cerchio. I Paesi con ampia disponibilità di riserve – per esempio Stati Uniti, Cina, ma anche la stessa Germania – potrebbero smobilizzare una parte modesta delle ingenti allocazioni che otterrebbero e convertirle in euro per acquistare le obbligazioni emesse dal veicolo. Sui rispettivi smobilizzi sosterrebbero un costo indicizzato ai tassi di mercato monetario – praticamente nullo – ma riceverebbero un interesse attivo dal veicolo significativamente superiore al costo, ma pur sempre contenuto."

Gira e rigira, si arriva sempre allo stesso punto: Stati che assumono impegni, ancorché non contabilizzando nulla fino all'eventuale richiamo perché qualche "investimento in solidarietà" è andato storto, e le banche centrali a monetizzare direttamente o indirettamente il debito con cui si va a leva 5-10 volte su tali impegni.

In estrema sintesi, si va a leva sulle tasse future che qualcuno dovrà pagare. Gli indiziati sono sempre quelli che sono recalcitranti a procedere a soluzioni "solidali" invocate a Sud delle Alpi. Una parte delle tasse sarà esplicita, l'altra parte, forse maggioritaria, sarà surrettizia, via monetizzazione.

Niente di nuovo. E in effetti il titolo dell'articolo è "Un bazooka dell'FMI per aggirare i rigorismi".

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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