Scorie - A(hi)litalia
Con la solita puntualità, Gianni Dragoni tiene aggiornati i lettori del Sole 24 Ore sull'infinito spreco di soldi dei pagatori di tasse che va sotto il nome di Alitalia.
Di qualche settimana fa la notizia che nel decreto "Rilancio", per iniziativa del ministro Patuanelli, il governo aveva deciso di dotare di ben 3 miliardi di capitale la newco che dovrebbe tentare l'ennesimo salvataggio, sul cui buon esito è lecito nutrire forti dubbi. Tre miliardi che sarebbero comunque un'enormità, date le dimensioni aziendali di Alitalia.
Dragoni nota che mai in passato, pur avendo una flotta di maggiori dimensioni, Alitalia ha avuto un patrimonio del genere. Per di più a oggi non esiste neppure un piano industriale.
E non rassicurano le parole del ministro dell'Economia Gualtieri, secondo il quale i 3 miliardi non sono deficit "saldo netto da finanziare: è equity che rimane dello Stato quindi io non sto pagando, lo Stato ci può persino guadagnare."
Gualtieri parla come una persona che, per dirla con Nassim Taleb, non ha "Skin in the game". Ossia non un solo centesimo di quei tre miliardi usciranno dalle sue tasche. Gli unici a guadagnarci saranno coloro che continueranno a beneficiare del mantenimento artificiale in vita di una compagnia fallita da decenni.
Dragoni lo ricorda: con questi 3 miliardi, il conto negli ultimi 45 anni per i pagatori di tasse italiani sale a "12 miliardi e 615 milioni di euro. Cioè 210 euro a testa per ogni italiano, neonati (e contaminati) compresi."
Se il conto fosse fatto sui soli pagatori netti di tasse, sarebbe ovviamente peggiore. Alla faccia del rilancio.
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