Scorie - Non immuni dal ratchet effect

Pare che a fine maggio sarà disponibile l'applicazione "Immuni" per il tracciamento dei contagiati (o presunti tali) da Covid-19.

Al riguardo, la ministra dell'Innovazione, Paola Pisano, ha recentemente voluto rassicurare tutti quanti:

"Posso rassicurare il Parlamento e tutti i cittadini che non sussistono, neppure in astratto, rischi che i dati raccolti dall'app possono entrare nella disponibilità di soggetti stranieri o privati."

L'infrastruttura dovrebbe essere gestita da Sogei, che, per inciso, gestisce i sistemi IT anche dell'Agenzia delle Entrate. Il che, a mio parere, dovrebbe suonare assai poco rassicurante. Perché non è affatto detto che un individuo dovrebbe sentirsi meglio sapendo che i suoi dati sono a totale disposizione dello Stato. Se un individuo è libertario, vale semmai il contrario.

Ciò detto, ho letto con interesse il parere di Marianna Vintiadis, Ceo Sud Europa della più grande agenzia investigativa del mondo (la Kroll), che ha affermato:

"Ho la sensazione che ci sia poca consapevolezza sul tema", aggiungendo che esiste il "rischio che i dati forniti per contrastare l'epidemia vengano conservati oltre la fine dell'emergenza per essere utilizzati per altri scopi in futuro."

Quindi il passaggio che ritengo fondamentale, riguardo la "provvisorietà" del tracciamento:

"Esiste un'espressione specifica. Si chiama "ratchet effect". È un concetto che indica l'impossibilità di tornare alla situazione ex ante dopo determinati cambiamenti. Fu coniata dagli economisti Alan T. Peacock e Jack Wiseman nel 1961 ma in seguito applicata alle decisioni governative dall'economista Robert Higgs. Una volta strutturato un apparato per far fronte a una crisi, questo apparato non viene più rimosso. Pensiamo al Patriot Act, che, dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, mirava a tutelare gli Stati Uniti dal terrorismo. Tuttavia, una volta gestita l'emergenza e nonostante sia diventato evidente che l'apparato non dava un contributo significativo alla lotta al terrorismo, non è stato possibile smantellarlo ma solo "limarlo" molto tempo dopo e con estrema fatica."

Non aggiungo altro.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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