Scorie - Non serve più burocrazia

Giovanni Tria, già mite ministro dell'Economia nel governo Lega-M5S, da quando è tornato a fare il professore universitario scrive articoli pubblicati (genrralmente) al sabato sul Sole 24 Ore. 

Occupandosi della burocrazia italiana, Tria osserva:

"È inevitabile che i massimi generatori di "domanda di nuovo lavoro burocratico" siano gli uffici legislativi anche quando si mettono in moto per rispondere, in perfetta buona fede, a chi vuole ridurre la burocrazia. Il problema è che a fronte della "domanda" deve esserci anche un'offerta adeguata di burocrati in grado di soddisfarla."

Dopo aver raccontato un aneddoto riferito alla sua esperienza da ministro, Tria scrive:

"Oggi non c'è un eccesso, ma una enorme mancanza di burocrazia, nel senso di uffici in grado di svolgere i compiti richiesti. Quello che è in eccesso è la domanda di burocrazia insita in ogni norma, ma anche perché si assume sempre che ci sia un'offerta adeguata, cioè una catena produttiva adeguata."

Suppongo che nella libreria personale di Tria non abbia trovato spazio "Burocrazia" di Ludwig von Mises. Il professore sembra peraltro consapevole che il burocrate pensi in primo luogo ad agire conformemente a quanto previsto dai protocolli, senza avere la benché minima preoccupazione per gli esiti perversi a cui porta tale modo di agire (che, in linguaggio volgare ma efficace, è riassunto nella formula "pararsi il culo").

Va da sé, quindi, che la soluzione non può consistere nell'avere più burocrazia o una migliore burocrazia, bensì nel ridurne la quantità necessaria. Il che, come sembra essere consapevole lo stesso Tria, rende necessaria una delegiferazione.

Cosa che non appare all'orizzonte, quando si pensa che solo il decreto cosiddetto "Rilancio" consta di 266 articoli per complessivi 1050 commi, ovviamente infarciti di riferimenti ad articoli e commi di una moltitudine di altri provvedimenti, oppure di rimandi a decreti ministeriali da redigere in attuazione dei provvedimenti di supposto rilancio.

Ma quale rilancio volete che arrivi…

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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