Scorie - Pecore e (cattivo) pastore
Intervistato dal neo direttore della Stampa Massimo Giannini, il presidente del Consiglio ha dato l'ennesima prova di quel paternalismo (per me indigeribile) che sta sfoggiando da un paio di mesi.
Sostiene Conte, in merito alla lenta riapertura delle attività commerciali:
"Sì, c'è delusione da parte di molti operatori economici. Li capisco, ma per riavviare il circuito economico di beni e servizi meno necessari occorre che i clienti si sentano sicuri e protetti."
Nell'affermazione di Conte è implicita l'idea che a rassicurare i clienti possa essere solo lo Stato, e non già l'esercente presso il quale, magari, quegli stessi clienti si recano a fare acquisti da anni. Esercente che è il primo ad avere il massimo interesse a non ovoler mettere a rischio la salute dei clienti, oltre alla propria e a quella degli eventuali dipendenti.
Per di più, cosa è necessario e cosa non lo è lo può stabilire solo il singolo individuo, dato che si tratta di valutazioni soggettive.
Nelle parole di Conte si conferma, quindi, l'idea che lo Stato debba guidare le persone come un pastore guida le pecore. Per quanto mi riguarda, non mi stupisce neppure più di tanto l'atteggiamento di Conte. Avrei però sperato che, dopo due mesi, l'atteggiamento da pecora della maggioranza degli italiani avesse dato qualche segno di cedimento.
Per ora, invece, quasi nulla di tutto ciò. Purtroppo.
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