Scorie - Lasciate in pace il consumatore che risparmia
Puntuali come a ogni fase di rallentamento del ciclo economico stanno arrivando le reprimende keynesiane ai consumatori che, non spendendo abbastanza e addirittura provando a risparmiare, finiscono per danneggiare l'economia e se stessi. Paul Krugman è storicamente un campione in questo senso, se così vogliamo dire.
Segnala alcune di queste prese di posizione, commentandole, Rayan McMaken del Mises Institute. Quella che più mi sembra più ridicola è di Kevin Williams di CNBC, che, rivolgendosi al consumatore americano, scrive:
"Se stai tenendo la tua stampante obsoleta o il tuo smartphone rotto più a lungo del previsto, non sei il solo." Infatti "l'americano medio ora tiene il suo smartphone per 29 mesi... e questo ciclo si sta allungando. La media era di circa 22 mesi nel 2016."
Una vera e propria disgrazia, secondo Williams:
"Sebbene spremere il più possibile il proprio dispositivo possa far risparmiare denaro nel breve periodo, soprattutto in mezzo ai diffusi timori sulla solidità del mercato dei consumatori e del lavoro, potrebbe costare caro all'economia nel lungo periodo."
Interessante che quelli che si riconoscono nel maestro del "nel lungo periodo saremo tutti morti" si preoccupino del lungo periodo quando le persone risparmiano e non spendono fino all'ultimo dollaro.
Quindi usare un telefono finché funziona e non cambiarlo ogni volta che esce un nuovo modello, magari ricorrendo al credito al consumo e pagandolo a rate, danneggerebbe l'economia e, in ultima analisi, chi compie questa scelta (ritenuta) scellerata.
Ma è davvero così? Non proprio.
In primo luogo, non è che il denaro non speso in consumi oggi non verrà mai speso. Semplicemente verrà destinato a consumi in un futuro più o meno lontano, a seconda delle scelte del legittimo proprietario di quel denaro.
In secondo luogo, il denaro risparmiato oggi alimenta investimenti, che sono la base per lo sviluppo futuro dell'economia (oltre che pe ri consumi futuri di chi risparmia).
Certamente le vendite dei produttori di smartphone sarebbero più alte nel breve periodo se tutti quanti cambiassero il dispositivo una volta all'anno (e perché non tutti i giorni, allora?). Ma un aumento del risparmio consente genuinamente, e non artificialmente come per effetto di politiche monetarie espansive, di abbassare, a parità di altre condizioni, i tassi di interesse a cui possono finanziarsi le imprese che effettuano investimenti produttivi.
Bisognerebbe sempre sforzarsi di valutare le conseguenze di un'azione (o una politica) economica non solo su un gruppo ristretto di soggetti, ma su tutti, tanto nel breve, quanto nel lungo periodo. Che è, in fondo l'Economia in una lezione di Henry Hazlitt (ispiratosi a Frederic Bastiat).
Ultimo, ma non meno importante, solo l'individuo che compie un'azione è in grado di sapere la soddisfazione (o utilità) che ne trae. Non certo (pseudo) esperti di economia, soprattutto se keynesiani...
Commenti
Posta un commento