Scorie - Quando parlano di piano industriale sento una mano infilarsi nelle mie tasche
L'accordo, o il presunto tale, raggiunto tra la Commissione Ue e l'amministrazione americana in merito ai dazi, che sono considerati da Orange Man un toccasana per rendere di nuovo grande l'America, ha allarmato le imprese europee e italiane. Non poteva essere altrimenti.
La reazione è stata per lo più prevedibile, ma si tratta di un classico modo per cercare di spalmare gli effetti negativi. Per esempio, secondo il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, la Ue "deve compensare le mancanze di competitività dei nostri prodotti verso gli Usa e aiutare i settori più colpiti".
E come?
"Da subito deve attuare un nuovo Piano industriale straordinario per le imprese, bene sforare il Patto di stabilità per le armi e la difesa, ma dobbiamo farlo anche per l'industria e andare subito a fare accordi con nuovi mercati dove noi potremmo essere forti, sostituendo in parte la perdita che abbiamo negli Stati Uniti."
Orsini ha anche aggiunti che "il cambio è già un dazio".
Su quest'ultimo punto osserverei però che il cambio può essere oggetto di strategia di copertura del rischio. Chiaramente non sono prive di costo, ma si tratta di un rischio tipico di chi importa ed esporta. A differenza dell'incertezza connessa alle questioni geopolitiche.
Quanto all'ennesimo appello a un "nuovo Piano industriale straordinario per le imprese", con il richiamo allo sforamento del Patto di stabilità, non vorrei che il tutto si dovesse risolvere in emissioni di debito comune per sostenere le esportazioni, scaricando il costo su pagatori di tasse europei (anche futuri).
Ci sono decine di ostacoli normativi che le imprese europee devono affrontare, i cui costi anche solo in termini di compliance sono veri e propri dazi interni. Tanto varrebbe partire dal chiedere che questi ostacoli siano rimossi, in modo tale da alleviare i suddetti costi e, di conseguenza, l'impatto dei dazi americani.
Sentire parlare di piano inustriale, non so perché, ma mi dà la sensazione che qualcuno stia per mettermi le mani in tasca.
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