Scorie - Non basta cambiare l'etichetta
Torno sul tema della transizione green ideologicamente talebana che autoimpone maggiori costi per l'energia in diversi Paesi europei, ma lascia molti esponenti delle istituzioni comunitarie ostinatamente convinti che non si possa cambiare nulla, se non il nome, del Green Deal.
Ironia della sorte, questo inverno si sta dimostrando finora più freddo e meno ventoso rispetto agli ultimi anni, con due conseguenze: maggiore consumo di energia per riscaldamento e minore produzione eolica nei Paesi del Nord Europa.
Calano quindi le scorte e, di conseguenza, non deve stupire troppo che un MWh di gas sul mercato abbia un prezzo attorno al doppio rispetto a un anno fa.
Come nota Davide Tabarelli:
"Per fortuna, dita incrociate, che tutte le centrali nucleari francesi stanno funzionando a pieno ritmo, altrimenti i problemi per tutta Europa sarebbero ben peggiori."
Come noto, in Italia si abbandonò (sciaguratamente) il nucleare via referendum nel 1987, impauriti dal disastro sovietico di Chernobyl dell'anno prima.
Tabarelli sfida dunque gli anatemi ambientalisti, che probabilmente preferirebbero spegnere i termosifoni piuttosto che aumentare il ricorso al carbone.
Dapprima ricorda che in Italia, "la produzione da carbone si è dimezzata nel gennaio 2025 a 0,4 miliardi kWh, un minimo storico."
E attenzione:
"Abbiamo tre fra le migliori centrali a carbone al mondo, fra le migliaia che stanno funzionando a pieno ritmo in tutti i paesi, e noi vogliamo a tutti i costi, appunto molto alti per le bollette, portarle alla completa chiusura entro quest'anno."
E infine, ecco le porposte eretiche, per me peraltro condivisibili:
"Ecco, il carbone, per chi non ha paura dei sacrilegi, è la soluzione da adottare in questa micro crisi, micro rispetto a quella del 2022. Sarebbe sufficiente che la Commissione, ovviamente con enorme imbarazzo, annunciasse che, in caso eccezionale di carenza di gas per la prossima estate, i vincoli ambientali su alcuni combustibili potranno essere momentaneamente tolti. E qua si apre anche la questione della CO2, da una parte ancora più semplice da risolvere perché gli obblighi sono solo di carattere politico. Dei 160 € del prezzo dell'elettricità in questi giorni in Italia, 40 € sono dovuti al costo di acquisto dei permessi di emissione di CO2, i cui prezzi continuano peraltro a salire oltre gli 80 €. Un'altra eresia: occorre sospendere momentaneamente l'obbligo di acquisto di permessi, oppure fare scendere i prezzi attraverso un aumento dei permessi gratuiti. Più carbone e modifiche mercato CO2 sono interventi troppo duri? Beh, allora non chiamatela crisi."
Eppure Ursula von del Leyen, presidente della Commissione europea, cambiano l'etichetta in Clean Industrial Deal, ha annunciapo pochi giorni fa che questo definirà "un approccio alla decarbonizzazione basato sulla competitività, volto a garantire che l'UE sia una sede attraente per la produzione, anche per le industrie ad alta intensità energetica, e a promuovere tecnologie pulite e nuovi modelli aziendali circolari."
Se a qualcuno sembra una supercazzola, neppure divertente, non posso dargli torto.
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