Scorie - La normalizzazione che non verrà
All'indomani dell'ultima riunione del Consiglio direttivo della BCE, la delusione da parte di tutti coloro che sono assuefatti (o dipendenti) dalle politiche monetarie ultraespansive è palpabile. A fronte di una crescita dei prezzi al consumo che si sta dimostrando tutt'altro che transitoria, contrariamente a quanto sostenuto dal mainstream durante buona perte del 2021, la banca centrale ha comunicato l'intenzione di accelerare la fine degli acquisti netti mensili di titoli.
Ciò è già stato bollato da più parti come un erorre.
Tra coloro che avrebbero preferito una BCE più prudente, ossia ancora intenta a far funzionare la stampante monetaria a pieni giri, c'è Marcello Messori, il quale scrive:
"Interpretando il suo obiettivo istituzionale secondo i dettami dei manuali di macroeconomia, la Bce ha deciso di privilegiare la stabilità dei prezzi anche a costo di aumentare le probabilità di una stagnazione... Avendo il compito di controllare un'inflazione già alimentata da impatti pandemici più persistenti del previsto e – poi – aggravata dalle tensioni belliche e dagli esiti indiretti delle sanzioni contro la Russia, la Bce ha compiuto scelte comprensibili anche se non condivisibili."
Secondo Messori, "la lezione dello shock pandemico dovrebbe spingere le istituzioni europee alla salvaguardia di un policy mix in grado di rispondere alle minacciose tendenze macroeconomiche indotte dalla guerra. Considerando che l'espansione delle politiche fiscali nei Paesi fragili dell'Ea necessita della rete di protezione offerta da sistematici acquisti di titoli da parte della Bce, la riunione informale di Versailles avrebbe dovuto compensare il passo indietro nella politica monetaria con un chiaro segnale di rafforzamento di quella capacità fiscale centrale avviata con il Rrf. Invece, al di là di qualche promettente impegno a proseguire nella transizione "verde", a diversificare le fonti di approvvigionamento energetico e a rafforzare la sicurezza comune, non è stata definita alcuna concreta agenda."
Messori auspica poi che la Commissione Ue prenda un'iniziativa simile a quella che ha condotto al programma NGEU.
Il succo della questione resta sempre lo stesso: per evitare un effetto palla di neve sui debiti dei Paesi con la finanza pubblica più malandata, si invoca o una capacità fiscale a livello centrale, oppure un sostegno da parte della banca centrale mediante monetizzazione indiretta dei deficit.
In sostanza, un'azione redistributiva a livello europeo. Che queste proposte arrivino sempre da sud delle Alpi non aiuta, a prescindere dal fatto che le si condivida (e non è il mio caso).
In ultima analisi, per quanto riguarda la BCE, da anni l'obiettivo statutario della tutela della stabilità dei prezzi è subordinato a quello sostanziale del sostegno ai debiti pubblici dei Paesi periferici, anche se si copre il tutto con la formula degli acquisti diretti a scongiurare la frammentazione nella trasmissione della politica monetaria (una formula degna del conte Mascetti).
Personalmente dubito che questa prospettata forma tenue di normalizzazione della politica monetaria avrà sviluppi concreti e non mi stupirei di una retromarcia già nei prossimi mesi. Non resta che attendere.
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