Scorie - Alla larga da certi medici dell'economia

Commentando gli "Orientamenti della Commissione europea per la politica di bilancio 2023" per i Paesi dell'eurozona, Gustavo Piga e Patte Lourde scrivono:

"L'ossessione per la riduzione del debito fine a sé stessa, purtroppo, si mostra quando si effettua la distinzione tra «Paesi molto... indebitati» – a cui si raccomanda di avviare percorsi di rientro del debito nella prospettiva di ridurre potenziali «spillover all'interno dell'Ue» – e Paesi a basso debito, a cui è raccomandato di investire per la transizione. Un'agenda che prelude dunque a ulteriori divergenze tra "Nord" e "Sud" dell'area euro, che andrebbero a sommarsi a quelle straordinarie di cui testimoniano i dati di performance relativa – sia produttiva che occupazionale – dell'ultimo decennio; con il rischio evidente di ulteriori revanscismi sovranisti e tensioni forse insopportabili per un progetto che ambisce invece (e che diviene politicamente sostenibile solo se atto) a generare una vera e propria "unione" europea tra diversi."

In sostanza, pare che non si debba neppure consigliare prudenza a chi è già molto indebitato. Si sarebbe dovuto fare il contrario, secondo Piga e Lourde.

"Non sarebbe stato meglio differenziare i Paesi tra bassa o alta crescita o con disoccupazione giovanile superiore o inferiore al 25%, permettendo ai primi di investire maggiormente? È innegabile la necessità di avere alcuni parametri numerici per analizzare le tendenze della finanza pubblica, ma come un medico deve saper leggere le analisi cliniche nel quadro complessivo del paziente, anche i policy maker europei dovrebbero utilizzare i numeri come strumenti e non come cancelli invalicabili. Oggi l'Europa ha bisogno di rafforzarsi economicamente in ogni suo Stato membro per trovare politicamente unità di intenti."

Chiaramentre siamo in presenza di due medici keynesiani, per i quali la parola magica "investimenti" porta con se la altrettanto magica moltiplicazione dei pani e dei pesci, per cui un euro "investito" da parte dello Stato ne genera un multiplo in termini di Pil, fornendo risorse in misura superiore a quelle spese per indebitarsi.

Se questo fosse il caso, molti dei Paesi ad alto debito non sarebbero tali. Probabilmente Piga e Lourde ribatterebbero che in quei Paesi è stata prevalente la spesa corrente rispetto a quella per investimenti. Il problema è che nessuno pare voler ridurre la spesa corrente, mentre è assai dubbio che tutte le spese classificate come "investimenti" generino ex post ritorni superiori ai costi. In fin dei conti i dati empirici sulla non perfetta lungimiranza (per usare un eufemismo) dello Stato investitore hanno già una profondità storica di molti decenni.

Temo, tuttavia, che certi medici non cambieranno mai idea. Non farsi prescrivere terapie da costoro sarebbe meglio, a mio parere.

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