Scorie - Non difendere l'indifendibile

Nel recensire il libro di Barry Eichengreen e altri coautori dal titolo "In defense of public debt", Gianni Toniolo scrive che gli autori "mostrano con abbondanza di esempi che il debito pubblico è virtuoso quando favorisce la crescita, e con essa l'aumento delle entrate fiscali, producendo nel lungo andare più di quanto costa nell'immediato. È un debito da difendere contro pregiudizi contrari, di qui il titolo del volume."

Toniolo nota anche che "la facilità di indebitamento a basso costo, come è successo per esempio con l'introduzione dell'euro, è una benedizione da accogliere con saggezza. Nel lungo andare, può trasformarsi in maledizione se induce il governo a rimandare scelte difficili, scegliendo la via agevole del debito piuttosto che quella rigorosa della tassazione, per realizzare aumenti permanenti della spesa corrente."

Credo che l'orizzonte temporale del politico con poteri di governo (e quindi di spesa finanziata a debito) tenda a essere generalmente inconciliabile con l'uso "saggio" della leva del debito.

Resta il fatto che lo strumento stesso dell'indebitamento è una forma di finanziamento della spesa alternativa alla tassazione, presupponendo peraltro una tassazione futura per essere rimborsato. Essendo la tassazione una violazione del principio di non aggressione della proprietà dei pagatori di tasse, lo è anche il debito pubblico, che pone oneri su soggetti che non li assumono volontariamente.

Prima di discutere sulla distinzione tra debito "buono" o "cattivo" in base al tipo di spesa che un governo finanzia ricorrendovi - distinzione che comporta valutazioni in qualche misura soggettive - credo sia necessario considerare la legittimità stessa del debito pubblico.

Per chi ritiene inviolabile il principio di non aggressione, il debito pubblico è illegittimo, al pari della tassazione. E', quindi, "cattivo" per definizione.

Murray Rothbard, in "Repudiating the National Debt", argomentava a favore del ripudio del debito pubblico applicando in modo rigoroso l'etica libertaria e il principio di non aggressione.

Purtroppo molte proposte (ricorrenti in tempi di crisi) di ripudio del debito pubblico sono invece motivate non dalla volontà di ripristinare il rispetto del principio di non aggressione, quindi abolendo anche la tassazione, bensì dall'idea di potere dedicare ad altra spesa pubblica le somme non più utilizzate ai fini del servizio del debito.

Temo che, date le condizioni attuali e prevedibili, la soluzione rothbardiana non sia praticabile. Sia per le conseguenze anche su una moltitudine di pagatori netti di tasse, sia perché sarebbe necessario che fosse motivata da una maggioritaria adesione al rispetto del principio di non aggressione e non, come più probabile, all'idea malsana di azzerare il contatore del debito per continuare a spendere e tassare (con eccesso di spesa sulla tassazione).

In ogni caso, il debito pubblico resta eticamente indifendibile.

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