Scorie - Boric il becchino

Alle recenti elezioni tenutesi in Cile, la vittoria è andata al sinistrorso Gabriel Boric, che durante la campagna elettorale ha promesso che "se il Cile è stata la culla del neoliberismo sarà anche la tomba".

La vittoria di Boric è stata salutata con entusiasmo da tutte le sinistre mondiali, e i mezzi di informazione in Italia hanno per lo più afforntato la notizia con il solito equilibrio di questi casi: quando ci sono elezioni in un Paese dell'America Latina, più il vincitore è a sinistra e maggiore è l'entusiasmo, accompagnato poi da immancabili interviste a osservatori che prevedono sviluppi radiosi per quel Paese. Il contrario se a vincere è uno non di sinistra. Il tutto a prescindere da una analisi dei programmi e dei precedenti.

Anche uno dei templi della sinistra liberal americana, il sito di Bloomberg che ospita gli articoli di opinionisti, non fa eccezione. Secondo Shannon O'Neil la vittoria di Boric è giustificata dal fatto che il Cile, pur essendo ben più florido degli altri grandi Paesi dell'America Latina a lungo governati da quel modello di socialismo populista che ispira le considerazioni in materie economiche dell'attuale Pontefice, ha una distribuzione della ricchezza polarizzata.

Nonostante i propositi di Boric non siano incoraggianti, secondo O'Neil potrebbe "stupire entrambe le parti". Il tutto evitando di seguire le orme di Argentina e Brasile o, peggio ancora, di Venezuela, Cuba e Nicaragua. Dovrebbe, piuttosto, "creare un Paese più progressista e uno stato sociale inclusivo".

Il modello sarebbero, in ultima analisi, le socialdemocrazie (soprattutto) europee, per ottenere "una crescita più stabile e creare un nuovo paradigma da segiure da parte dei Paesi confinanti."

Segue, poi, la classica elencazione dei punti di forza delle socialdemocrazie, immancabilmente descritte come paradisi terrestri.

Posto che si tratta di una descrizione non imparziale, qualche numero può essere di aiuto. Dato che i pasti gratis non esistono, perché qualcuno il conto lo paga sempre, fornire servizi gratuiti a qualcuno comporta un incremento della tassazione per altri o un incremendo del debito pubblico, ossia futura tassazione.

Il Chile ha un debito pubblico attorno al 34% del Pil, ossia grossomodo un terzo della media dei Paesi sviluppati con welfare state come piace a O'Neil. Ha anche una spesa pubblica che, nel corso degli ultimi 30 anni, si è mantenuta mediamente entro il 23% del Pil. Stessa media per le entrate.

Trasformare il Cile in una socialdemocrazia europea comporterebbe quantomeno un raddoppio del peso dello Stato. Il conto sarebbe consistente. 

Il tutto dando per scontato, e stando ai toni fin qui usati non lo è affatto, che Boric non prendesse piuttosto la via dei vicini di casa sinistrorsi sudamericani. Nel qual caso, fra qualche anno il Cile potrebbe avere più debito e forse un indice di Gini migliore, ma a causa di una maggiore equidistribuzione di una ricchezza ridotta.

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