Scorie - La golden rule non basta più

Ho avuto modo di commentare altre volte le proposte di riforma delle regole di finanza pubblica europee elaborate a sud delle Alpi. Generalmente si tratta di ricette formulate da economisti vicini alla politica e di formazione keynesiana. Quest'ultimo punto è il vero fattore bipartisan in Italia.

Mario Baldassarri, per esempio, è stato politicamente attivo nella destra nel primo decennio di questo secolo, ricoprendo anche l'incarico di viceministro dell'Economia. Ma i suoi maestri (in Italia quanto al MIT) sono stati tutti keynesiani, e lui pure, in ultima analisi, propone modifiche alle regole europee ispirate alla moltiplicazione dei pani e dei pesci teorizzata dal grande illusionista Lord Keynes.

Secondo Baldassarri, in vista del periodo post pandemico, è "urgente pensare subito a due cose: come rendere permanente il Ngeu e come ridefinire i parametri di un nuovo Patto di stabilità e crescita. L'attuale bilancio ordinario europeo 2021-2027 è pari a circa 150 miliardi di euro all'anno (l'1% del Pil dell'Unione), è totalmente finanziato da trasferimenti da parte dei singoli Stati ed è in pareggio non prevedendo l'accensione di nessun debito comune. Il "compito" dell'Ue è ora quello di "raddoppiare" il bilancio ordinario, aggiungendo a quello esistente, un vero bilancio federale di altri 150 miliardi di euro all'anno, coperto in parte con entrate proprie dell'Unione e in parte accendendo un debito comune federale. Si tratta cioè di avere un Ngeu permanente e non una tantum. La Ue avrebbe così un bilancio poco sopra al 2% del proprio Pil, ancora ben lontano dal 25% del bilancio federale degli Stati Uniti, ma sarebbe la pietra d'angolo dell'Europa federale nel XXI secolo."

Il fatto è che le "entrate proprie" sarebbero tasse presenti, mentre il debito sarebbero tasse future. Mentre ora la ripartizione tra pagatori e consumatori di tasse avviene per lo più a livello di singoli Stati, il graduale aumento del bilancio federale rimescolerebbe le carte a livello comunitario. Questo desta comprensibili sospetti da parte di chi vive in Paesi i cui Stati sono meno indebitati di altri. Oltretutto, credo non sarebbe irrisorio il rischio che le nuove tasse (presenti e future) andassero ad aggiungersi a quelle esistenti, invece di sostituirle.

E che fare del Patto di Stabilità?

"Dal nuovo Patto di stabilità vanno escluse dal deficit le spese per investimenti e nei bilanci pubblici va sostituito il parametro dell'Avanzo primario (privo di basi teoriche ed empiriche) con quello dell'Avanzo di parte corrente (risparmio pubblico) e per ogni 1% di Avanzo corrente (autofinanziamento) si può permettere il 2% di investimenti pubblici in più, in parte finanziati in deficit. Si tratta di introdurre una Platinum rule ancor più efficace e rigorosa della Golden rule che indicava di lasciare gli investimenti pubblici fuori dal conto del deficit, trascurando la parte corrente del bilancio. La Platinum Rule non sarebbe altro che l'inserimento di una solida leva finanziaria nelle decisioni di politica di bilancio pubblico. Sarebbe come per le famiglie quando decidono di comprare una casa pagando un anticipo del 30% del costo e accendendo un mutuo per il 70%. In sintesi, un Paese virtuoso e rigoroso avrebbe il 3% di deficit tutto dovuto a investimenti e, qualora presenti un avanzo corrente dell'1% del Pil, potrebbe aggiungere un altro 2% di investimenti. Totale: 5% di Pil di investimenti pubblici, con un deficit totale pari a "solo" il 4% del Pil perché autofinanziato con l'1% di avanzo corrente. Il suo debito pubblico sarebbe sostenibile perché il rapporto debito/Pil sarebbe in continua riduzione dovuta a un sostenuto tasso di crescita che fa aumentare il denominatore (Pil) di più rispetto al numeratore (debito)."

Secondo Baldassarri l'avanzo primario è privo di basi teoriche ed empiriche. In realtà si tratta di nient'altro che della differenza tra entrate e uscite al netto delle spese per interessi sul debito pubblico. E' evidente che, al crescere degli interessi sul debito, maggiore deve essere l'avanzo primario per mantenere in pareggio il bilancio.

L'avanzo corrente è calcolato invece escludendo le entrate in conto capitale e le uscite per investimenti. Dunque Baldassarri proporrebbe questa regola di platino, in base alla quale, oltre a non computare gli investimenti pubblici nel calcolo del deficit, si potrebbero aggiungere 2 punti di Pil di investimenti per ogni punto di avanzo corrente. 

Il tutto darebbe vita a un miracoloso moto perpetuo con conseguente calo del rapporto tra debito e Pil, perché, come assicura Baldassarri, il denominatore aumenterebbe più del numeratore.

Viene da chiedersi perché porre un limite a questa magica leva, se davvero funziona così bene. E viene anche da chiedersi come mai a nord delle Alpi nessuno sia ben disposto nei confornti di queste proposte. Forse guardano a come sono andate le cose tutte le volte che si spendeva in deficit prospettando aumenti di Pil multipli che, ex post, sono invece stati frazionali. E forse temono che le cose non andrebbero diversamente in futuro. 

Come dar loro torto...


 

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