Scorie - Come non sviluppare il mercato dei capitali

Da diverso tempo circolano in Italia proposte più o meno dirigiste per indirizzare il risparmio verso investimenti nelle PMI domestiche. Quando ci sono opinioni convergenti da parti tradizionalmente distanti è sempre bene essere perplessi, a mio parere.

Da ultimo ho letto l'invocazione a una vera e propria forma di repressione finanziaria (ancorché non definita così, perché a parole si deve favorire lo sviluppo del mercato) da parte di Giovanni Natali, presidente di AssoNext (l'associazione delle Pmi quotate su Euronext Growth Milan, il segmento di Borsa dedicato alle piccole e medie imprese).

A suo parere è "necessario che vengano impiegati fondi pubblici, come ha fatto la Francia, attraverso Cdp e Invitalia. Possono creare un fondo di fondi, che investa a sua volta in fondi dedicati alle Pmi quotate con un effetto leva: per ogni milione che arriva da Cdp, il fondo deve metterne 2 da investire in Pmi quotate in Borsa." 

Inoltre "bisognerebbe prevedere un investimento minimo obbligatorio sulle Pmi italiane da parte dei fondi pensione e delle assicurazioni. Basterebbe poco, ma sarebbe più di quanto non investano nelle medie aziende italiane oggi."

La lamentela è quella nota:

"È paradossale che i soldi dei lavoratori italiani vengano investiti in aziende estere, che fanno concorrenza a quelle italiane."

Detto che, come spesso in questi casi, i leghisti paiono essere i più ricettivi e pronti a sfornare disegni di legge, Natali non parla di garanzia sui rendimenti dei fondi in questione, che è invece la richiesta sindacale. E d'altra parte lui rappresenta quelli che dovrebbero ottenere i capitali da investitori "pazienti", che suppongo dovrebbero essere tali anche a fronte di perdite.

Che il mercato italiano sia piccolo e questo spieghi, anche al di là della fisiologica necessità di diversificare l'esposizione al rischio, gli investimenti in società estere da parte dei fondi pensione e delle assicurazioni, non è una novità.

Ma non è creando un eccesso artificiale a mezzo dirigismo legislativo di offerta di capitali che si migliorano le cose. Al contrario, ciò finirebbe per riversare risorse eccessive su imprese marginali e senza reali possibilità di crescita.

Per favorire lo sviluppo di un mercato sarebbe necessario semplificare le regole e gli adempimenti, lasciando poi che domanda e offerta si incontrino volontariamente. In caso contrario, le conseguenze potrebbero essere nefaste per gli aderenti ai fondi pensione e, se dovessero essere accettate le proposte sindacali, per i pagatori di tasse.

Esiti che sarebbe meglio evitare. 

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