Scorie - (S)concertazione

A 30 anni dall'accordo del 1993 che diede vita alla stagione della "concertazione" tra governo e sindacati di imprese e lavoratori, il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, avanza alcune proposte per rilanciare salati e partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.

"La via per elevare salari e pensioni passa per il rinnovo di tutti i contratti pubblici e privati, il contrasto alla speculazione e il controllo di prezzi e tariffe, una riforma fiscale redistributiva e progressiva che sposti il baricentro del prelievo dai redditi agli extraprofitti e alle rendite finanziarie e immobiliari, dichiarando anche una guerra spietata all'evasione e all'elusione fiscale e contributiva."

Non è chiaro cosa intenda Sbarra per extraprofitti, anche se, per elevare tutti i salari e le pensioni, potrrebbe doversi trattare semplicemente di ogni euro di utile realizzato dalle imprese.

Anche perché se poi, in nome della lotta alla speculazione, si fissano per decreto i prezzi di questo o quel prodotto, i profitti potrebbero non essere più tanto extra.

Ma c'è di più:

"Servono politiche industriali degne di questo nome ed un intervento pubblico che guadagni alla crescita il Mezzogiorno. Bisogna sbloccare gli investimenti pubblici e privati, rafforzando le condizionalità sociali, condividendo in modo integrato e trasparente la rotta delle dotazioni nazionali ed europee, assicurando le nuove assunzioni nel pubblico impiego. Occorre ridefinire un sistema pensionistico socialmente sostenibile, flessibile, inclusivo, rilanciare la sanità pubblica con opportune risorse, assumere medici e infermieri, tagliare le liste di attesa, assicurare interventi nella medicina territoriale e di prossimità nella prospettiva di integrare i servizi socio-sanitari - assistenziali."

Ammetto di non avere ben chiaro cosa siano le "condizionalità sociali", ancorché un qualche sospetto che si tratti di una supercazzola mi viene. Per il resto, l'elenco della spesa di Sbarra non si pagherebbe neppure con un fisco da esproprio nei confronti dei "ricchi" e di chi fa (extra)profitti.

Infine:

"L'obiettivo strategico di questa stagione deve essere l'evoluzione compiuta della partecipazione e della democrazia economica, ovvero di relazioni industriali ispirate all'articolo 46 della Costituzione, volte a un più forte coinvolgimento dei lavoratori all'organizzazione, alla gestione ed ai profitti delle imprese."

Se frutto di accordi volontari, ben venga la partecipazione dei dipendenti anche alla gestione delle imprese. Purché sia chiaro che per partecipare alla gestione occorre avere "skin in the game", ossia avere una partecipazione al capitale. Che non dovrebbe avvenire per esproprio o comunque contro la volontà dei legittimi proprietari delle imprese. Il che non si è sempre in grado di escludere che faccia parte del programma sindacale, dato che si sente parlare di partecipazione alla gestione e ai profitti, ma non di partecipazione ad aumenti di capitale.

In sintesi: salari e pensioni più alte, più dipendenti pubblici, cogestione. Il tutto non si sa con quale conto, ma difficilmente finanziabile dando la caccia agli extraprofitti, alle rendite immobiliari e finanziarie, oltre all'onnipresente evasione fiscale.

Per tutto il resto c'è il deficit?

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