Scorie - Drammi di cittadinanza

Con la legge di bilancio per il 2023, il governo decise di ridurre il perimetro dei beneficiari del Reddito di cittadinanza a partire da agosto. Il tutto in attesa di sostituire il RdC con un assegno di inclusione a partire dall'anno prossimo.

Su una spesa di oltre 8 miliardi annui, il risparmio previsto per il 2023 ammontava a (miseri) 734 milioni. Il che significa che, in barba alle promesse di eliminazione della misura, in realtà la spesa si riduceva neppure del 10 per cento.

Ciò nonostante, l'sms inviato dall'Inps a 169mila percettori che da agosto non riceveranno più il sussidio ha scatenato proteste a Napoli, dove era più alta che altrove la concentrazione di consumatori di tasse per la misura in questione.

Roberto Bafundi, direttore dell'Inps a Napoli, si è affrettato a rassicurare chi protestava.

"Non abbandoniamo nessuno, circa la metà di queste persone sono in una situazione di disagio sociale e potranno rivolgersi ai servizi sociali e se inseriti in un progetto multidimensionale di recupero potranno avere ancora il sussidio."

Non mi stupire se molti adesso si dessero alla "multidimensionalità".

Le apparenze potranno anche ingannare, ma a giudicare dalla rotondità delle forme di coloro che hanno protestato davanti alle telecamere non si direbbe che si tratti di persone che muoiono di fame. 

Ma aparte questo dettaglio, il problema di fondo resta che ogni sussidio elargito sulla base di diritti che non esistono, se non nelle invenzioni di coloro che redistribuiscono risorse altrui, finisce per creare dipendenza ed essere poi difficile da rimuovere.

E in effetti la montagna della promessa abolizione del RdC suppongo che finirà anche negli anni prossimi per paretorire un topolino in termini di minore spesa pubblica. Peraltro socntando le lamentele di coloro a cui è stato fatto credere che esista il diritto a vivere alle spalle altrui. 

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