Scorie - Sul monumentle aumento di vendite delle EV
Come è noto, in nome della lotta al cambiamento climatico, su entrambe le sponde dell'Atlantico è in corso una crociata contro i motori a combustione interna, guidata per lo più da politici sinistrorsi.
Ancora prima del bando all'immatricolazione di automobili con motore endotermico, previsto per il 2035, tra penalizzazioni a questi ultimi e incentivi alle auto elettriche i governi stanno faticosamente cercando di ridurre il gap che ancora oggi rende le elettriche molto più costose, quindi non alla portata di molti automobilisti.
Le distorsioni indotte dalla legislazione sono macroscopiche, ma ogni incremento delle immatricolazioni di auto elettriche è spacciato come un fenomeno di mercato. Resta il fatto che, da anni, ci si sente dire che presto le auto elettriche costeranno meno e ci saranno prodigiose riduzioni nel tempo di ricarica, ma di tangibile non c'è praticamente nulla.
Però stanno rendendo progressivamente più costose le auto con motore endotermico, il che difficilmente può fare la felicità di chi deve comprare una macchina.
Le case automobilistiche, dal canto loro, oscillano tra timidi messaggi circa l'insosteninilità di una transizione in tempi così rapidi e una rassegnata ineluttabilità dell'elettrificazione, con investimenti da decine di miliardi che non hanno molto senso economico, se non ipotizzando regimi di maxi incentivi resi strutturali.
Il problema è che gli incentivi, se destinati a un mercato di massa e resi strutturali, costano troppo. E questo anche prescindendo dalla contrarietà che uno può avere (per esempio il sottoscritto) in linea di principio con questa redistribuzione, peraltro non di rado regressiva.
Eppure sembra che questo aspetto sia considerato inesistente. Per esempio, leggendo un articolo di Conor Sen su Bloomberg, l'autore indica le difficoltà che potrebbero avere i Repubblicani a contrastare i provvedimenti assunti da Biden per favorire le auto elettriche, dato che hanno condotto a investimenti significativi e a creazione di posti di lavoro da parte delle case automobilistiche in Stati che potrebbero essere determinanti per l'esito delle prossime elezioni presidenziali.
Sen definisce "monumentale" l'aumento delle vendite di auto elettriche negli Stati Uniti e, riferendosi ai Republbicani, scrive:
"Come possono opporsi a un settore che sta prendendo forma fino a diventare un importante motore economico, che genera posti di lavoro ben pagati a molti dei loro elettori e stimola la crescita?"
Il tutto condito da considerazioni geopolitiche, per cui "essere anti EV vorrebbe dire consegnare il futuro dell'industria automobilistica alla Cina".
Ora, a parte il fatto che non è per nulla ineluttabile che il futuro dell'auto sia solo elettrico, la deicsione politica di elettrificare il settore è stato il vero regalo alla Cina, ricca delle materie prime necessarie a produrre le batterie e, al contrario, ancora non in grado di competere a livello qualitativo sui motori endotermici.
Ciò detto, il Fondo Monetario Internazionale stima che il deficit strutturale resterà compreso tra il 6 e il 7% nel prossimi cinque anni negli Stati Uniti, mentre il debito passerà dal 121 al 136% del Pil.
Gli incentivi al settore contribuiscono a quei numeri tutt'altro che lusinghieri. Quindi di argomenti da usare ce ne sarebbero eccome. Basterebbe evidenziare che una crescita a debito non porta molto lontano, e non da oggi.
Il tutto anche senza voler difendere il libero mercato, che da tempo non è tra le priorità dei Repubblicani. Ahimè.
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