Scorie - Nessi causali o semplici correlazioni?

Capita spesso di imbattersi in pareri a cui viene attribuita la patente di scientificità per via dell'utilizzo di metodi quantitativi, ma che pretendono di far dire ai numeri ciò che gli autori voglioni che questi dicano. Torturali a sufficienza, e i numeri ti diranno quello che vuoi sentirti dire. Uno dei casi più frequenti è la pretesa di aver individuato nessi causali partendo da semplici correlazioni.

Mi pare che si sia di fronte a un caso del genere se si sostiene che al crescere della copertura vaccinale contro il Covid-19 si assista a un migliore andamento del Pil. A tale conclusione sono arrivati The European House – Ambrosetti, in collaborazione con il Ceis dell'Università di Roma Tor Vergata e il contributo non condizionante di Pfizer. Non condizionante, ovviamente.

Lo studio riguarda l'Europa e mostrerebbe che i Paesi che nel 2021 hanno avuto il maggior tasso di vaccinazione hanno in quello stesso anno registrato anche un migliore andamento del Pil. Tra questi l'Italia e, in ambito nazionale, le regioni che hanno avuto più vaccinati.

Ora, nel 2020 l'Italia ha avuto una contrazione del Pil di oltre 9 punti percentuali, la terza peggiore a livello europeo e la peggiore dalla fine della Seconda guerra mondiale. Fu il primo Paese europeo a larga diffusione del virus e anche il primo ad andare a lungo in lockdown. Nel 2021 registrò poi la seconda migliore crescita continentale, chiaramente rimbalzando, il tutto con una significativa esplosione del deficit.

Lo studio conclude che per ogni punto percentuale di copertura aggiuntivo, il Pil è cresciuto dello 0,12%. Ma non sarà un caso di semplice correlazione? Se tieni in lockdown il Paese nei mesi invernali e lo riapri in estate, non devi poi stupirti, per esempio, se le regioni in cui è importante il turismo invernale performino peggio di quelle che traggono maggior beneficio dal turismo estvivo.

Puoi vaccinare tutti quanti, ma se poi li tieni chiusi in casa, è evidente che l'economia si blocca. Fare "scienza" in questo modo, arrivando a concludere che "non vaccinare rappresenta quindi un costo e non un risparmio", mentre la percentuale di coloro che ritenevano sicuro ed efficace il vaccino è passata dal 92% del 2022 al 76% del 2023 (sempre secondo gli stessi autori), a me pare discutibile.

Qui non si tratta di essere pro o contro i vaccini (io, per esempio, sono per la libertà di scelta di ogni individuo), ma di non contorcere i numeri per far dire loro quello che ci si vuole sentire dire.

Probabilmente il calo della percentuale di coloro che ritiene i vaccini sicuri ed efficaci, soprattutto quello contro il Covid-19, è anche riconducibile alla informazione incompleta e a senso unico fornita durante la pandemia, quando ogni voce non allineata, per quanto proveniente da scienziati, era sistematicamente ostracizzata.

Si passò dal sostenere che avrebbero protetto dalla contrazione del virus, salvo poi dover constatare che non era così. Che avrebbe protetto i fragili, evitando di contagiarli, man anche in questo caso non era così. Evidentemente non c'erano elementi sufficienti per fare tali affermazioni, ma l'obiettivo (scientifico o politico?) era di indurre le persone, anche i non fragili, a vaccinarsi in massa.

La scienza, anche economica, dovrebbe cercare di spiegare le cose, non piegarle a fini predeterminati.

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