Scorie - Sostenibile e giusta per chi?

Quando si parla di transizione ecologica, i sostenitori del "fare presto" reagiscono alle perplessità di chi deve sostenere gli oneri e ritiene troppo stretti i tempi (anche senza contestare gli obiettivi) con dichiarazioni che assomigliano più ad atti di fede, peraltro richiesti (sarebbe meglio dire: imposti) ad altri.

In sintesi, Paese che vai, Frans Timmermans che trovi. In Italia uno di questi è Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e già ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Il quale, dopo aver rivendicato il primato dell'Unione europea definendolo il "luogo politico più sostenibile al mondo", invita ad "accelerare, perché il cambiamento climatico in atto non ci aspetta e progredisce, purtroppo, con i suoi effetti nefasti che tutti vogliamo e dobbiamo evitare. Anche per senso di responsabilità verso le generazioni future."

Il problema principale di ogni cosa calata politicamente dall'alto è la pretesa che ciò sia buono e giusto per tutti, a prescindere dal parere di chi ne subisce le conseguenze. Quindi è di per sé discutibile l'affermazione che l'Ue sia il luogo politico più sostenibile al mondo. Indubbiamente lo è per chi prende le decisioni e ne trae benefici.

Al limite ci si può sempre rifugiare in dichiarazioni sostanzialmente vuote, come questa:

"La transizione è nelle nostre mani: se vogliamo renderla giusta dobbiamo lavorare tutti per renderla giusta."

Ancora una volta: giusta per chi? Con quali risorse? Temo sia inutile chieder(se)lo, purtroppo.

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