Scorie - Lo Stato stratega

Commentando nel corso di un'intervista i provvedimenti contenuti nel ddl Made in Italy, il ministro dello Sviluppo e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fornito l'ennesima prova della mentalità statalista che predomina in Italia, tanto a sinistra quanto a destra.

Urso pensa a uno "Stato stratega, che indica la rotta e crea le migliori condizioni per il mercato". Non sarà lo Stato innovatore alla Mariana Mazzucato, ma la sostanza non è tanto diversa. 

In realtà le migliori condizioni per il mercato sarebbero create se lo Stato non indicasse alcuna rotta, né pretendesse di fissare alcuna linea strategica.

Urso, però, assicura che il provvedimento è molto apprezzato dal sistema produttivo, secondo la "reazione unanime del sistema delle imprese". Che ci siano reazioni positive da parte dei beneficiari è comprensibile, che ciò sia un bene per il mercato, ne dubito.

L'idea di fondo è che "il bello e il ben fatto deve prevalere sulle logiche puramente commerciali tipiche della globalizzazione senza regole."

Contrastare la contraffazione è un conto, ma non dovrebbe essere uno Stato a stabilire la prevalenza del bello e ben fatto (che dipende anche dai gusti individuali) sulle logiche definite con un certo disgusto "puramente commerciali". Il commercio, se depurato dall'interventismo, deriva da accordi volontari e rappresenta, pertanto, le preferenze di chi partecipa a tali scambi.

Potrei aggiungere il già commentato "fondo sovrano" e l'uso del golden power che Urso assicura "non vuole avere connotazioni protezionistiche ma porre una serie di prescrizioni cui chi vuole operare in imprese italiane deve attenersi".

Peccato che nel corso del tempo, anche durante i governi precedenti, i settori potenzialmente soggetti a golden power siano aumentati notevolmente.

Ma guai a parlare di protezionismo...

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