Scorie - L'eterna illusione che basti stampare

In Italia esiste una (purtroppo) folta schiera di persone che ritengono che i problemi di finanza pubblica siano dovuti alla perdita della sovranità monetaria a seguito dell'adesione all'unione monetaria europea. Prima ancora di quella, al "divorzio" tra Tesoro e Banca d'Italia del 1981, quando la banca centrale interruppe il finanziamento monetario diretto del deficit pubblico che effettuava sottoscrivendo, a fronte di emissione di base monetaria, gli importi di titoli di Stato non assorbiti da operatori privati.

Tra costoro c'è uno dei punti di riferimento di Matteo Salvini per quanto riguarda le questioni econoiche, ossia Claudio Borghi. Il quale, con riferimento alle recenti vicende bancarie svizzere, ha twittato:

"La perdita 2022 della Banca Nazionale Svizzera più il prestito da 50 miliardi a CRedit Suisse fanno 200 miliardi. Farebbero solo quelli il 25% del debito pil Svizzero. Peccato però che la banca centrale avrebbe anche potuto registrare 1400 miliardi di perdita invece di 140 e non sarebbe successo NIENTE. Perché? Perché i soldi con cui ha comprato le cose che poi sono scese di prezzo li ha STAMPATI LEI e quindi non deve nulla a nessuno. La perdita è un problema se ci sono dei creditori e non hai i soldi. Una banca centrale non ha creditori e stampa i soldi. Capite perché il debito pubblico NON E' UN PROBLEMA? LA Banca centrale può stampare soldi, comprarlo e BRUCIARLO. Questa operazione neppure creerebbe inflazione perché come abbiamo visto in anni di acquisti delle Banche Centrali non c'è stato nessun impatto. Anzi. La Banca Centrale dopo il falò registrerà una perdita a bilancio ma per quanto sopra detto NON VORREBBE DIRE NULLA perché non avrebbe creditori. Tutto qua."

In 168 parole per un totale di 982 caratteri (spazi inclusi) sono condensati gli elementi portanti dell'illusionismo monetario.

Qualunque cosa si pensi dei sistemi monetari fiat, che le banche centrali possano operare anche in una situazione che per altri soggetti sarebbe di insolvenza tecnica, ossia avendo un patrimonio netto negativo, è vero. Che quella potrebbe essere una situazione da protrarre a tempo indeterminato, non è affatto vero, però.

Nel caso specifico della BNS, le forti oscillazioni del conto economico sono anche dovute alla contabilità a fair value adottata dalla stessa, che dopo anni di forte emissione di franchi per contrastarne la rivalutazione è diventata un enorme hedge fund.

E' però scorretto, tecnicamente parlando, sostenere che una banca centrale che emetta una propria moneta non abbia creditori. La base monetaria emessa è una passività della banca centrale. E' però vero che teoricamente può emettere tutte le passività che vuole. Da ciò i Borghi di questo mondo passano all'idea di una banca centrale che monetizza il debito pubblico senza limiti e conseguenze nefaste. L'idea di comprare titoli di Stato e poi annullarli equivale ad accreditare direttamente i conti del Tesoro emettendo base monetaria.

La banca centrale, prosegue il ragionamento, non avrebbe problemi, perché può emettere tutte le passività che vuole per coprire eventuali "buchi" di bilancio. Di conseguenza, l'idea che il debito pubblico sia un fardello a carico dei pagatori di tasse presenti e futuri è errata e frutto di masochismo.

In sostanza, potremmo vivere tutti felici e contenti stampando denaro. L'eterna illusione di poter trasformare le pietre in pane, in questo caso a mezzo della stampante monetaria.

Non credo occorra avere studiato a fondo la materia per rendersi conto che, per l'appunto, si tratta di una illusione, tra l'altro foriera di risultati catastrofici. Basta il buon senso.

L'emissione di denaro fiat non aumenta, di per sé, la quantità di beni e servizi che possono essere consumati. Semplicemente genera una redistribuzione del potere d'acquisto a favore di chi per primo entra in possesso del denaro di nuova creazione. Questo fatto non dovrebbe risultare misterioso e prende il nome di effetto Cantillon, dal nome dell'economista che ne scrisse circa 300 anni fa.

Il fatto che i prezzi al consumo non siano aumentati in misura significativa per diversi anni nonostante le politiche monetarie ultraespansive non significa che queste non abbiano avuto effetti negativi, tanto sulla distorsione dei premi per il rischio, quanto sugli stessi prezzi al consumo, che avrebbero potuto essere ancora inferiori e i cui rapporti relativi sarebbero stati comunque diversi.

E' peraltro vero che una politica di monetizzazione non conduce subito all'iperinflazione. Ma se è resa strutturale e gli operatori perdono totalmente fiducia in una prospettiva di "normalizzazione", quello è l'esito. E non si tratta di mere elucubrazioni teoriche. Senza tornare alla esperienza di Weimar, basta osservare casi concreti della storia recente o della cronaca, dallo Zimbabwe all'Argentina, passando per il Venezuela. E questi sono solo alcuni esempi. Accadrebbe anche in Svizzera, a lungo andare.

Quando legge dichiarazioni o cinguettii come quello di Borghi, ognuno dovrebbe chiedersi cosa succederebbe in caso di ritrovata sovranità monetaria, con la Banca d'Italia a stampare lire sotto la guida o l'influenza di chi ritiene che basti emettere denaro fiat per essere felici e contenti. Lo saremmo veramente o finiremmo per esserlo come venezuelani e argentini?

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