Scorie - Fate come diciamo, non fate come abbiamo fatto

Christine Lagarde, Pascal Donohue, Werner Hoyer, Charles Michel e Ursula von der Leyen, presidenti rispettivamente della BCE, dell'Eurogruppo, della BEI, del Consiglio europeo e della Commissione europea, hanno unito le forze per perorare la causa dell'Unione del mercato dei capitali.

L'esordio richiama, guarda caso, la transizione verde e digitale.

"L'Unione europea è determinata ad accelerare la sua transizione verde e digitale. Le decisioni che adottiamo oggi faranno sentire i loro effetti sulle generazioni future. È nostra responsabilità collettiva prendere le decisioni giuste."

Qui c'è il primo problema: gli autori partono dal presupposto che non vi debbano essere dubbi su quali siano le decisioni "giuste".

Ciò detto, secondo i cinque presidenti la"creazione di industrie a zero emissioni nette, il rafforzamento della competitività tecnologica e la diversificazione delle catene di approvvigionamento saranno essenziali per mantenere la prosperità e la sovranità strategica dell'Europa nei decenni a venire. Il fabbisogno di finanziamento è enorme e la quota maggiore dovrà provenire da capitali privati. Il ruolo degli investimenti pubblici è quello di fornire orientamenti strategici e incentivare l'apporto massiccio di capitali privati anche, ma non solo, attraverso il coinvolgimento del gruppo Banca europea per gli investimenti e delle banche di promozione nazionali."

Purtroppo, però, "da troppo tempo procediamo con eccessiva lentezza su un elemento costitutivo essenziale: l'unione dei mercati dei capitali."

A seguire la nota distinzione tra il bancocentrismo europeo e il mercatocentrismo americano. Servirebbe, quindi, favorire la quotazione in borsa delle società e facilitare la raccolta di capitali.

Quindi, "spetta a noi fare in modo che le imprese europee abbiano le opportunità di finanziamento che cercano, qui, nell'Ue. Abbiamo bisogno di un'unione dei mercati dei capitali che convogli gli ingenti risparmi dell'Europa verso i motori della crescita di domani."

Viene quindi proposta una maggiore armonizzazione delle regole relative alle informazioni finanziarie, alle procedure di insolvenza e all'eccesso al mercato dei capitali.

Ma "l'approfondimento dell'unione dei mercati dei capitali richiede uno sforzo collettivo, che coinvolga i responsabili delle politiche e i partecipanti al mercato in tutta l'Unione. Richiede una forte volontà politica e un forte senso di titolarità a tutti i livelli di governo. Richiede che il Parlamento europeo e gli Stati membri in sede di Consiglio concludano con urgenza i negoziati sui testi legislativi fondamentali. Richiede coraggio e apertura al cambiamento."

La cosa che ritengo interessante notare è che tutti questi signori non sono arrivati da Marte, e quasi tutti loro sono in politica da decenni. Oggi sollecitano azioni che loro stessi non hanno compiuto quando erano nelle istituzioni che invitano ad agire.

Anzi, hanno magari contribuito a introdurre quelle regole che rendono più complicato l'accesso al mercato dei capitali delle imprese europee.

Non potevano pensarci all'epoca alle conseguenze (in)desiderate delle loro (in)azioni?

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