Scorie - Supermalus
Nella (tragi)commedia all'italiana dello stop alla cessione dei bonus edilizi e per la riqualificazione energetica degli immobili residenziali, circolano in questi giorni, come sempre, notizie molto distanti dalla realtà.
Il tutto per via di un mix di ignoranza e malafede, che fa leva sull'analfabetismo diffuso tra gli italiani in fatto di numeri, oltre che della altrettanto diffusa illusione che esista il Paese dei balocchi.
Mentre diverse fonti pubbliche e private rilasciano stime che porrebbero l'effetto del moltiplicatore keynesiano in un numero che anche per i più ottimisti non supera l'unità, chi volle e introdusse quella misura difende il proprio operato, con argomentazioni surreali.
Giuseppe Conte, che all'epoca era presidente del Consiglio nel governo giallo-rosso, sostiene, per esempio, che l'incremento del deficit sugli anni 2020-2022 per via della classificazione come "pagabili" dei crediti di imposta da (super)bonus, faccia sì che "per gli anni futuri si sia liberato spazio fiscale. Così il Governo Meloni, grazie alla nostra eredità, magari troverà un po' di quel coraggio che finora gli è drammaticamente mancato in politica economica."
Nulla di più lontano dal vero, in realtà. Il fatto di avere imputato quei crediti per competenza non significa che nei prossimi anni non vi sia la manifestazione di cassa, nella forma di minore gettito. Questo smentisce anche l'altra affermazione per cui non vi sarebbe alcun impatto sul rapporto tra debito e Pil. Anche questo dipenderà da quanto, nei prossimi anni, lo Stato dovrà fare maggiore ricorso all'emissione di titoli per via del materializzarsi di minori entrate fiscali.
L'impatto sul debito potrebbe essere nullo, a parità di altre condizioni, se quel minor gettito fosse compensato da minori spese. Cosa che mi pare (purtroppo) alquanto imprevedibile.
In sostanza, siamo di fronte alla dimostrazione (non la prima, e non sarà neppure l'ultima) che non esiste alcuna bacchetta magica che moltiplica la spesa in deficit, come da quasi un secolo vogliono farci credere i keynesiani peninsulari, che suppongo metterebbero in imbarazzo lo stesso Keynes.
Il problema vero, è che di gente che ci crede non c'è mai scarsità.
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