Scorie - This time is not different

In un articolo che il Sole 24 Ore ha pubblicato con due diversi titoli nella stessa edizione del giornale, Marco Buti e Marcello Messori auspicano un sostegno all'offerta da parte de Eurozona.

L'idea parte dal presupposto che il rialzo dei prezzi al consumo nel vecchio continente sia dovuto a uno shock negativo di offerta, mentre la politica monetaria influisce sulla domanda. Invece di ridurre la domanda mediante una politica monetaria restrittiva, si dovrebbe aumentare l'offerta, secondo gli autori.

"Se un aggiustamento del genere avesse successo, l'obiettivo monetario della Bce sarebbe soddisfatto in quanto si perverrebbe a un nuovo equilibrio senza eccessi inflazionistici. In termini 'reali', questo nuovo equilibrio sarebbe però caratterizzato da un'offerta potenziale (o di lungo termine) più elevata così che vi sarebbero spazi per maggiori tassi correnti di crescita senza alcun preventivo impoverimento dell'Ea."

Detta così sembra allettante. Come fare?

"Un contro-shock positivo di offerta, quale quello qui prefigurato, non è compito della Bce bensì delle politiche nazionali di bilancio e di iniziative fiscali centralizzate nel solco di Next Generation – Eu (Ngeu). Quanto è richiesto alla politica monetaria è di essere parte di tale combinazione delle politiche economiche (il policy mix), nel senso che le iniziative di contenimento dell'inflazione vanno – per quanto possibile – coordinate con gli strumenti centrali e nazionali di politica fiscale."

Il tutto mediante una "adeguata realizzazione dei "Piani nazionali di ripresa e resilienza" legati al principale programma di Ngeu, rafforzamento degli strumenti fiscali a livello europeo, politiche fiscali nazionali in grado di accompagnare quelle centralizzate ma – al contempo – di attuare prudenti riduzioni nell'incidenza del debito pubblico (specie nei paesi con elevati stock pregressi). Producendo effetti positivi sull'offerta, la realizzazione di questi impegni permetterà maggiore gradualità negli aggiustamenti monetari."

Parrebbe la ricerca della botte piena e della moglie ubriaca, il tutto mediante politiche centralizzate. Infatti, "la politica fiscale centralizzata (Cfc) può essere uno strumento efficace se calibrato in base alle varie fasi economiche e agli spazi politico-istituzionali. Nella sua funzione di stabilizzazione ciclica, la Cfc sostiene la domanda cosicché, nella situazione di stagflazione qui in esame, sarebbe inefficiente; essa avrebbe effetti pro-ciclici e appesantirebbe il compito della Bce. Ngeu agisce da stimolo per le riforme e per gli investimenti; un suo rafforzamento sarebbe quindi utile ma oggettivamente irrealistico, dal momento che i finanziamenti agli stati membri hanno finora coperto solo un ottavo circa delle risorse stanziate dalla Ue (800 miliardi di euro a prezzi correnti). Rimane così la terza funzione del Cfc: un aumento nell'offerta di beni pubblici europei che favorirebbe riequilibri nei bilanci nazionali, rassicurando i mercati finanziari e lasciando spazio alle restrizioni monetarie. Si tratta della funzione oggi migliore perché può generare quegli effetti positivi dal lato dell'offerta che sono richiesti per contrastare la dinamica inflazionistica senza correzioni al ribasso. Rimarrebbe da stabilire quali beni pubblici europei produrre e come finanziarli in un coordinamento "verticale" fra bilancio della Ue e bilanci nazionali. Le politiche per l'energia, la difesa, le infrastrutture e l'innovazione per la transizione verde appaiono candidati promettenti. Oltre al "cosa", rimane il "come" e il "quando" produrre beni pubblici europei. Tuttavia, come ha mostrato il varo di Ngeu, l'effetto positivo di annuncio aiuta di per sé a migliorare le aspettative degli operatori economici della Ue."

A me pare l'ennesima proposta di tecnici disegnata a tavolino, basata sull'irralistico (e a mio parere inquietante) presupposto che sia possibile stabilire per un intero continente quali siano le cose migliori per tutti. Se tutto questo funzionasse, si potrebbero discutere altri aspetti certamente non secondari, come la compressione più o meno significativa della libertà, ma non avrebbero fallito i vari esperimenti socialisteggianti stratificatisi nel corso della storia in tutto il mondo.

Proprio le politiche pe rl'energia e la transizione verde stanno diostrando quanto sia pericoloso lasciare che certe decisioni siano prese e imposte a tutti da un ristretto numero di soggetti che, per dirla con Nassim Taleb, non hanno "Skin in the Game". E per me rimane emblematico il caso dell'atteggiamento del vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans in merito alla transizione green costi quel che costi.

Per non parlare del fatto che, in ultima analisi, la produzione di "beni pubblici europei" qualcuno la deve finanziare. Come sempre gli europei si dividerebbero in pagatori e consumatori delle risorse necessarie. Lo stesso motivo per cui ci sono costanti divergenze di opinione tra blocchi di Paesi.

Perché questa volta dovrebbe essere differente?

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