Scorie - Dopo il reddito di cittadinanza, la settimana di 32 ore

Dopo essere stato dato per moribondo, anche a seguito della scissione operata da Luigi Di Maio, poi rivelatasi fallimentare, il M5S ha superato il 15%, con punte del doppio in diverse regioni meridionali, dove è risultato essere il partito più votato.

Merito della campagna elettorale all'insegna di promesse assistenziali condotta dall'avvocato del popolo, al grido di "giù le mani dal reddito di cittadinanza".

A spoglio non ancora terminato, ecco il garante rilanciare la proposta della settimana lavorativa di quattro giorni, o 32 ore, a stipendio invariato.

Per dare un tocco di scientificità alla faccenda, Grillo pubblica un intervento di Juliet Schor, economista e sociologa al Boston College, nonché autrice del bestseller del New York Times "The Overworked American".

L'autrice sta studiando le sperimentazioni della settimana di quattro giorni in tutto il mondo e ritiene che sia fattibile, con vantaggi per tutti.

"A differenza delle politiche in cui una parte trae profitto a spese di un'altra, la settimana di quattro giorni può avvantaggiare i lavoratori, le aziende e la società e può anche essere una via d'accesso per affrontare il cambiamento climatico."

Detto che la lotta al cambiamento climatico è ormai il prezzemolo di ogni politica che si voglia presentare come progressista, si tratterebbe di ridurre la settimana lavorativa standard del 20%.

Lasciando da parte il discorso sulla società, è indubbio che i lavoratori avrebbero un vantaggio, godendo di maggior tempo libero a parità di reddito. Dubito, però, che potrebbe dirsi lo stesso per le aziende. Qualche risparmio di costo potrebbero averlo, ma non credo sarebbe pari all'incremento del 20% del costo del lavoro. Servirebbe quindi un forte aumento della produttività, che però in Paesi come l'Italia da circa 3 decenni aumenta dello 0.4-0.6% annuo, circa un terzo di dove le cose vanno meglio.

Anche nel migliore dei casi, quindi, i conti credo che non tornerebbero per le aziende. Le quali, peraltro, se ritenessero vantaggioso un provvedimento del genere sarebbero le prime a proporlo volontariamente ai loro dipendenti. Saranno tutti stupidi gli imprenditori che non lo fanno? Ne dubito.

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