Scorie - Vogliono ridurre l'estrazione di petrolio (contro il caro benzina!)

Come altri Paesi dell'America Latina, l'Ecuador non è un paradiso libertario. Né terra in cui ci sia carenza di persone che ragionano in modo illogico, pare di capire leggendo i fatti di cronaca.

Nell'ultimo anno anche in Ecuador i prezzi dei carburanti sono schizzati verso l'alto, il che ha portato nelle ultime settimane a proteste, anche violente, con morti e feriti.

Il presidente in carica, che rischia l'impeachment, ha disposto un taglio di 10 centesimi di dollaro (da oltre 20 anni l'Ecuador è dollarizzato) al gallone per benzina e gasolio, ovviamente non risolutivo.

D'altra parte le finanze pubbliche non brillano e, anzi, il Paese necessita di finanziamenti del FMI.

La cosa paradossale, in questo contesto, è che le proteste sono guidate dalla Confederazione delle nazionalità indigene (Conaie), il cui obiettivo principale consisterebbe in una moratoria sui nuovi progetti per l'estrazione di petrolio e minerali, oltre ad altre ricette stataliste con tetti ai prezzi o sussidi vari.

Il tutto per far fronte alla "povertà delle famiglie ecuadoriane".

La quale è innegabile. Tuttavia, ridurre l'estrazione di petrolio in un momento in cui servirebbe aumentare l'offerta non è un colpo di genio, se poi ci si lamenta del livello dei prezzi dei carburanti.

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