Scorie - Sull'autodeterminazione

In occasione del forum economico di San Pietroburgo, il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, ha detto che il suo Paese, pur essendo tutt'altro che ostile alla Russia, non riconoscerà l'indipendenza delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, con questa motivazione:

"Si calcola che se il diritto all'autodeterminazione fosse attuato in tutto il mondo, invece che 193 Stati ce ne sarebbero 500 o 600. E sarebbe il caos. Per questo non riconosciamo Taiwan, il Kosovo, l'Ossezia del sud o l'Abkhazia. Questo principio si applica anche a Luhansk e Donetsk, che per noi sono entità quasi statali."

Seguendo la logica del presidente kazako, si potrebbe affermare che anche 193 Stati sono troppi. A dire il vero, qualcuno potrebbe arrivare a sostenere che perfino due sarebbero troppi.

Lo stesso Kazakistan ha fatto parte dell'Unione sovietica fino all'implosione di quest'ultima, e non è che le repubbliche fossero particolarmente indipendenti da Mosca. Anzi.

Il punto è che o il diritto all'autodeterminazione esiste, oppure non esiste. Se esiste, deve essere un diritto di ogni individuo. Che per motivi pratici, come osservò Mises, sia poi esercitato da gruppi numerosi di individui, non cambia la natura del diritto che fa capo al singolo. 

D'altra parte, negare l'esistenza di quel diritto in capo all'individuo equivale a sostenere che qualcuno debba essere schiavo. Un principio che, ancorché implicitamente e forse neppure del tutto consapevolmente, sono in molti a condividere.

Ahimè.

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