Scorie - Tutta colpa del termometro
Il mondo intero è alle prese con l'inflazione dei prezzi al consumo, che arriva dopo anni di politiche monetarie inflattive (l'inflazione propriamente detta). Ovviamente governi e banche centrali puntano il dito verso altre cause, come i colli di bottiglia che si sono creati dopo mesi di offerta bloccata a causa delle restrizioni (devastanti) imposte dai governi per contrastare la diffusione del Covid-19 o, peggio ancora, contro l'avidità delle imprese e gli immancabili speculatori.
Tuttavia generalmente non se la prendono con il termometro se questo segnala un aumento della temperatura.
Questo accade solitamente nei Paesi dove l'inflazione era cronica già da prima del Covid. Per esempio in Turchia, dove Erdogan, convinto che il modo migliore per ridurre l'inflazione sia abbassare i tassi di interesse (come se il modo migliore per spegnere il fuoco fosse gettare taniche di benzina sulle fiamme), non pago dei ripetuti siluramenti di banchieri centrali, da ultimo ha sostituito il presidente dell'Istituto nazionale di statistica.
Reo di aver fornito dati sull'inflazione che al sultano sembrano inaccettabilmente alti (36% a dicembre scorso). Il tutto mentre l'opposizione ritiene invece che i dati siano stati ritoccati al ribasso e lo stesso ministero delle Finanze prevede che si toccherà presto il 40% e secondo Goldman Sachs a gennaio la variazione sarà del 48%.
Credo sia facile prevedere che anche il nuovo capo dell'istituto di statistica non durerà a lungo. Ancor più facile è prevedere che l'inflazione non calerà finché contineranno le politiche monetarie inflattive.
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