Scorie - Lo schema classico dei benefattori a spese altrui

Trovo lodevole preoccuparsi per chi si trova in condizioni di povertà, soprattutto quando si fa qualcosa di concreto per fornire aiuto a queste persone.

Non ho nulla da eccepire se qualcuno sollecita gli altri a fornire contributi a favore di si trova in condizioni di povertà.

Al contrario, ho sempre trovato e continuo a trovare disdicevole invocare l'intervento dello Stato per redistribuire ricchezza, individuando anche i soggetti e le ricchezze da colpire fiscalmente per aiutare chi si trova in condizioni di povertà.

L'invocazione dell'azione redistributrice ha un suo schema classico. Si inizia ricordando con qualche numero, meglio se pescato da pubblicazioni di orientamento redistributore, quante e quali siano le disuguaglianze economiche.

A seguire può essere utile, soprattutto se si è di orientamento cattolico, citare qualche brano da un'enciclica di Papa Francesco.

Arriva poi il passaggio in cui si invità lo Stato a occuparsi della questione, indicando anche dove e come reperire le risorse.

Si conclude, quindi, indicando come saremmo tutti più felici e contenti e, soprattutto, rimarcando che si tratta di una questione urgente e indifferibile.

Segue grosso modo questo schema un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore a firma di Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli.

Il quale esordisce scrivendo che nel "rapporto Oxfam sulle diseguaglianze, l'Italia figura come protagonista assoluta. Non solo perché, più di molti altri Paesi, il nostro è tra quelli che in maniera più nitida hanno seguito il trend mondiale di polarizzazione della popolazione tra ricchissimi e (sempre più) poveri. Ma perché, per il macroscopico divario esistente tra i Top 1% e il 20% più povero, si è creato un vero e proprio caso italiano, che ha assunto il nome di "Disuguitalia"."

Inoltre, "si pensi a quanto riportato dall'Economic Policy Institute ad agosto: nel 2020, i compensi degli amministratori delegati nel mondo sono aumentati del 19 per cento. Non solo, il think tank stima che dal 1978 a oggi le retribuzioni dei Ceo siano cresciute del 1.322%, contro il 18% dei lavoratori comuni."

Segue la sollecitazione a "mettere in pratica le parole di Papa Francesco, che invita l'economia a essere al servizio degli uomini, e non viceversa. Occorre senz'altro coraggio, perché per portare avanti l'ordinario sono sufficienti i tecnici; per cambiare prospettiva, al contrario, occorrono uomini e donne della politica. «Quando la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell'ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità. Ciò non accade soltanto perché l'inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensì perché il sistema sociale ed economico è ingiusto alla radice», scrive Papa Francesco nell'Evangelii Gaudium."

Manca la formula "politica con la P maiuscola". Forse una disattenzione, un peccato veniale.

Ed ecco dove prenbdere i soldi:

"Gli spaventosi proventi di aziende di logistica, rivendita online oppure attive nel settore farmaceutico potrebbero essere una rampa di lancio per tentare di scuotere il sistema dalle fondamenta, portando avanti un'opera di redistribuzione e di vaccinazione globale, per garantire quantomeno l'inalienabile diritto alla salute di ognuno."

Infine, il senso di urgenza:

"Occorre agire con tempestività e risolutezza per riformare il sistema economico e sociale, risolvendo quelle storture che predatano la pandemia e che quest'ultima ha reso ancor più radicate. Dobbiamo farlo, però, per dare una speranza alle generazioni più giovani, altrimenti condannate a portare sulle proprie spalle il peso di diseguaglianze che hanno avvantaggiato alcuni a scapito di molti."

Come sempre in questi casi, il fine giustifica i mezzi, come se l'azione redistributrice fosse in realtà da intendersi come risarcitoria nei confronti di coloro che si intende beneficiare. Il tutto senza fornire alcuna giustificazione sull'incitazione a togliere a determinati altri soggetti, la cui condizione di ricchezza è considerata oggettivamente ingiusta e causa della povertà altrui.

Il tutto, quindi, a prescindere dalle circostanze che hanno generato la formazione di quella ricchezza. Questo significa considerare, quanto meno implicitamente, del tutto inesistente il diritto di proprietà, la cui compressione può (deve?) essere il mezzo per raggiungere il fine nobile che ci si è prefissi.

Lysander Spooner fece notare che lo Stato tassatore è peggiore del brigante di strada, che per lo meno assume su se stesso il rischio delle aggressioni che compie e non ha la spudoratezza di dire alle sue vittime che lo fa per il loro bene. Chi fomenta lo Stato tassatore è ancora peggio del fomentato.

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