Scorie - Lacrime di coccodrillo?

In un recente discorso, Mary Daly, presidente della Fed di San Francisco, ha affermato che "l'inflazione è troppo alta e le pressioni inflattive hanno iniziato a diffondersi al di fuori dei settori direttamente colpiti dalle dislocazioni connesse alla pandemia."

Daly ha anche aggiunto che "gli americani medi, come i miei genitori cinquant'anni fa, sono preoccupati dell'aumento dei prezzi e delle bollette."

Ha quindi concluso che non finirà con una spirale inflattiva come negli anni Settanta, perché la Fed è differente e preparata ad agire con forza.

Che la Fed sia differente non lo metto in discussione. Nel senso che allora la Fed conduceva una politica monetaria espansiva, ma non aveva accumulato mediante il QE un attivo di bilancio pari a quasi 9mila miliardi di dollari, ossia il 38% del Pil. Peraltro anche le condizioni economiche interne e internazionali osno diverse rispetto a cinque decenni fa.

Quanto al fatto che gli americani medi siano preoccupati, viene da chiedersi se questa presa di coscienza non potesse essere fatta in via preventiva. A forza di creare base monetaria dal nulla, è da mettere in conto che il rigonfiamento dei prezzi finisca per riguardare anche i beni di consumo, dopo quelli di asset finanziari e materie prime.

A maggior ragione quando i governi mettono restrizioni al commercio e alle attività produttive, al tempo stesso facendo deficit spending senza freni, come è accaduto nell'ultimo biennio.

In altri termini, risulta abbastanza inigustificabile lo stupore di fronte al divampare del fuoco dopo che lo si è alimentato per anni. 

Men che meno risulta credibile che ci si proclami avversari dell'inflazione da certi pulpiti. 


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