Scorie - L'ossimoro del private equity garantito

Qualche tempo fa ho letto un trafiletto sul Sole 24 Ore che è emblematico dell'approccio alla finanza di una fetta non piccola di pseudo esperti in Italia.

Pare che una non meglio identificata società di consulenza abbia suggerito a Finlombarda, società finanziaria della Regione Lombardia, di istituire "un fondo di private equity da collocare, attraverso le reti bancarie, fra i risparmiatori lombardi con lo scopo di finanziare le piccole e medie imprese della regione."

Come è noto, nell'ultimo anno si è accumulata molta liquidità sui conti correnti. Pare che i lombardi ne abbiano 221 miliardi, che dovrebbero almeno in parte essere utilizzato per finanziare lo sviluppo delle imprese.

Obiettivo lodevole. Ma come fare a convincere chi non vuole rischiare a investire in private equity? Semplice:

"Ai piccoli investitori che decideranno di aderire verrà garantita la liquidabilità in qualsiasi momento, il rendimento netto maggiore dell'1% annuo e la copertura dei rischi in caso di default del sottostante. Per la "garanzia" saranno usati i soldi europei del Recovery Fund."

Ormai per qualsiasi spesa da finanziare si pensa al Recovery Fund.

Ora, se un investitore sottoscrive delle quote di un fondo di private equity e un soggetto terzo non solo gli fornisce una garanzia in caso di perdite, bensì anche un rendimento predeterminato e la liquidabilità giornaliera, non occorre ricorrere alla call-put parity per rendersi conto che, in sostanza, quell'investitore non sta investendo in private equity, ma sta finanziando chi gli fornisce la garanzia che, di fatto è il reale investitore in private equity.

Questo schema sarebbe ancora peggiore di quello già partorito dai nostri valenti parlamentari, che si limita a fornire una limite alle perdite su un orizzonte quinquennale.

Sarebbe poi interessante capire con quali criteri verrebbero scelte le aziende target su cui investire. Date le premesse, mi sembra legittimo nutrire dubbi che si tratterebbe di criteri in linea con le migliori pratiche di mercato.

Già, il mercato: quella cosa di cui non ci sarebbe traccia in tutto questo schema. Suppongo comunque che le banche sarebbero entusiaste di collocare uno strumento del genere: uscirebbe liquidità che è un costo anche se remunerata a zero (la BCE pratica tassi negativi) ed entrerebbero commissioni.

Ovviamente nessun pasto è gratis: neppure se si invoca il Recovery Fund.


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