Scorie - Statalisti in automobile
L'accordo suggellato dalle rispettive assemblee dei soci per l'aggregazione tra FCA e PSA è stato commentato, come sempre in questi casi, da politici e sindacalisti.
Ad accomunare le valutazioni è il tasso di statalismo che, da quando è stata sospesa politicamente la realtà e con essa i vincoli di finanza pubblica a livello europeo, in Italia è straripante ancora più di prima.
Per esempio, il vice ministro dell'Economia Antonio Misiani, ricorda che tra poco "diventerà pienamente operativo Patrimonio Destinato, il fondo da 44 miliardi di euro attribuito a Cassa Depositi e Prestiti. Non una nuova Iri ma un grande strumento per ridisegnare il sistema produttivo italiano, un processo in cui lo Stato assumerà un ruolo attivo a fianco del mondo imprenditoriale privato."
Quando lo statalista di turno mette le mani avanti sostenendo che non sarà come ai tempi dell'IRI, intende dire che sarà meglio; temo, al contrario, che potrebbe perfino essere peggio, perché il progetto, contrariamente alla versione originale, si innesta in un sistema decadente da oltre due decenni.
Secondo il segretario generale della Cgil, invece, questa operazione "è un'occasione anche per ridisegnare la stessa filiera della componentistica perché la lunga catena del valore che si è imposta nei decenni del neoliberismo ha mostrato tutti i suoi difetti proprio durante questi mesi terribili del coronavirus."
Quindi parrebbe che il problema sia stato un eccesso di liberismo. Per chiunque abbia vissuto sul pianeta Terra negli ultimi decenni, una affermazione del genere ha senso solo se si ritiene che sia liberista tutto ciò che si discosta dal modello nordcoreano e che già diffida dell'eccesso di liberismo del modello cinese.
Ovviamente tutti costoro notano che lo Stato francese ha una partecipazione in PSA e, altrettanto ovviamente, non invocano una uscita dello Stato francese, bensì l'acquisizione di una partecipazione anche da parte dello Stato italiano, magari per mezzo della onnipresente CDP.
Non mi meraviglierei se, tra i cosiddetti investimenti finanziati con il Recovery Fund, tornassimo ai panettoni di Stato…
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