Scorie - I (falsi) sostenitori della libertà di espressione

Come è noto, i più utilizzati social network, da Facebook a Twitter, hanno bloccato l'account del presidente uscente degli Stati Uniti.

Questa decisione ha ovviamente scatenato un dibattito tra i sostenitori della libertà di espressione e coloro che ritengono che certe manifestazioni di tale libertà debbano essere proibite. Tra costoro vi sono ovviamente coloro che proibirebbero tutto ciò che ritengono essere inaccettabile, con la pretesa che il loro punto di vista sia quello di tutti.

Non voglio certo banalizzare il problema, soprattutto quando si tira in ballo l'istigazione a compiere atti di violenza. Resta il fatto che ognuna delle persone che ha preso parte all'occupazione del Parlamento a Washington non lo ha fatto sotto la minaccia di una pistola puntata alla tempia.

Ma questo non è ciò su cui intendo soffermarmi. Piuttosto, tra coloro che hanno criticato la scelta dei social network di oscurare Donald Trump, mi interessa evidenziare un punto di vista abbastanza diffuso tra i politici europei.

Secondo Angela Merkel, la libertà di espressione "può avere dei limiti, ma deve essere il legislatore a fissarli, non un management aziendale."

Il ministro francese Bruno Le Maire ha dichiarato che la "oligarchia digitale è una minaccia per le democrazie." 

Il governo italiano, per bocca della ministra per l'Innovazione, Paola Pisano, si è accodato, sostenendo che, in questo caso, "il fine non giustifica i mezzi."

In altri termini, a tutti costoro credo interessi ben poco la libertà di espressione, bensì il fatto che a limitarla non siano solo provvedimenti legislativi, bensì decisioni assunte da imprese private.

Per quanto mi riguarda credo, al contrario, che la storia dimostri come siano spesso i provvedimenti legislativi a violentare la libertà (di espressione).

E' indubbiamente vero che, data la loro posizione dominante sul mercato, i principali social network hanno un enorme potere di limitare la libertà di espressione, ma, in ultima analisi, se certe idee hanno un mercato, un mezzo per farle circolare emergerà sul mercato stesso.

Credo, quindi, che i veri sostenitori della libertà (di espressione) siano molto meno numerosi di quanto possa sembrare in questi giorni sentendo critiche a Facebook e Twitter.

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