Scorie - Sogni (o incubi) di una notte di mezza pandemia

Che per fronteggiare la pandemia Covid-19 si vada verso un'esplosione un po' ovunque della spesa in deficit è ormai inevitabile. Per qualcuno (il sottoscritto tra costoro, peraltro (purtroppo) appartenente a una minoranza) questo è un male che si aggiunge a quello del virus. Per molti, al contrario, pare essere l'altra faccia della medaglia del concetto di crisi, che questi signori, dopo una rapida consultazione di Wikipedia e improvvisandosi profondi conoscitori degli ideogrammi cinesi, identificano con l'opportunità di procedere verso un'Unione europea solidale.

Dove il concetto di solidarietà, in estrema sintesi, coincide con quello marxiano "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni." Senza nessuna condizione.

Concetto rigettato da chi (e sono soprattutto i Paesi del Nord) sospetta che sarebbe chiamato a pagare costantemente il conto, in un gruppo in cui la solidarietà viaggerebbe in un solo senso.

Tra i tanti "sognatori" dell'Europa solidale come sopra sintetizzata non mancano i sindacalisti italiani. Per esempio, Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, propone cinque punti programmatici, che la Cisl definisce "Manifesto per una Nuova Europa".

Ecco i punti:

"1.Nello scenario, assolutamente nuovo, creato dall'emergenza pandemica esiste una sola strategia, obbligata e vincente: l'aumento significativo del debito pubblico. Mario Draghi ha proposto una complessiva mobilitazione dei bilanci pubblici, dei sistemi bancari, finanziari e postali per sostenere le imprese e quindi l'occupazione con nuove linee di credito, unite al rinvio delle scadenza fiscali. Servono operazioni di "helicopter money" per scongiurare i fallimenti e l'escussione da parte delle banche delle garanzie statali."

Forte della benedizione di (San) Mario Draghi, tutti i tossici da spesa in deficit credono che, in nome dell'emergenza, si possa passare a un nuovo regime con elicotteri che fanno arrivare euro nelle tasche di chiunque.

Che sia una scelta vincente lo si può pensare solo focalizzandosi sul brevissimo termine e su ciò che si vede, tralasciando ciò che non si vede e che avverrà in futuro. Ma è chiaro che Bastiat e Hazlitt non sono gli autori di riferimento di questa epoca e di questi signori (e neppure credo lo saranno più avanti, purtroppo).

"2.Bisogna gestire l'emergenza attraverso l'emissione, da parte di una istituzione europea, di Eurobond, titoli di debito europeo garantito dagli acquisti illimitati della Bce, per un valore di 3.000 miliardi di euro in due tranche. La prima finalizzata al sostegno dei sistemi sanitari; la seconda al contrasto delle ricadute recessive e depressive sulle economie attraverso un Piano straordinario di investimenti in infrastrutture immateriali, fisiche, sociali integrato dai piani di investimenti nazionali, stornati dal calcolo del deficit."

Ogni giorno il conto dei miliardi da far comprare alla BCE aumenta. D'altra parte, perché porre limiti alla solidarietà?

"3.La strategia del debito europeo attraverso gli Eurobond dovrebbe diventare la svolta per aprire una fase "Costituente", dotando l'Eurozona di un proprio autonomo bilancio, sostenuto dalla capacità di imposizione fiscale e da una BCE che potrebbe acquistare debito europeo all'emissione. Il bilancio sarebbe gestito da un Ministero del tesoro europeo al quale si affiancherebbero altri Ministeri al livello europeo, dalla difesa, alla sicurezza fisica e sanitaria, all'immigrazione, che risponderebbero al Parlamento Europeo."

L'emergenza, si spera, sarà superata. Ma quando ci si prende gusto, perché non proseguire con la fase "Costituente" (con la "C" maiuscola, ovviamente)?

Qui la BCE dovrebbe monetizzare direttamente, tanto per evitare inutili passaggi intermedi. Ovviamente si dovrebbe procedere verso la sovietizzazione dei ministeri principali. Ma se stampare denaro è una soluzione, perché prevedere la tassazione? Solo per raffreddare i prezzi, in pieno stile MMT?

"4.I bilanci nazionali dovranno integrare i piani di azione europea. Dopo i primi interventi, l'Italia ha bisogno ora di una rimodulazione strutturale delle principali voci del bilancio pubblico. In termini quantitativi la manovra dovrebbe pesare per il 4/5% del PIL, in valori assoluti intorno agli 80/100 miliardi di euro. Il 50% della manovra dovrebbe trovare le coperture all'interno del bilancio, il restante 50% sarebbe finanziato in deficit, nell'ambito delle flessibilità europee emergenziali. Si potrebbero tagliare almeno 20 miliardi di euro sugli 80 di Tax Expenditures e 20 miliardi di euro di fondi perduti, su un totale di 60 miliardi, erogati in conto capitale ed in conto corrente."

20 miliardi di riduzioni alle tax expenditures sarebbero poi 20 miliardi di tasse in più per qualcuno, che sia chiaro.

"5. Non possiamo affrontare questa crisi con il vecchio schema logoro e perdente dello scontro, del compromesso o dell'immobilismo dettati dal gioco degli apparenti interessi nazionali. Occorre una svolta. L'alternativa fra il primato vitale del comune interesse europeo e l'implosione del progetto europeo nel nome infausto dei falsi interessi nazionali esclusivi non può che avere una ed una sola soluzione: è il tempo dell'Unione Europea solidale."

Per quanto i governanti tedeschi e olandesi possano manifestare il loro punto di vista in modo sgradevole cercando di tirare l'acqua al loro mulino (che non necessariamente coincide con quello che pensano tutti i loro governati), resto convinto che opporsi a una solidarietà prevedibilmente a senso unico non sia da additare, a maggior ragione post emergenza sanitaria, come irragionevole.

Né i piagnoni a sud delle Alpi possono pensare di realizzare il loro sogno di ottenere soldi gratuitamente lamentandosi dell'egoismo di chi dovrebbe pagare il conto, per di più senza poter porre alcuna condizione. Perché se quella che vogliono è la "Nuova Europa", credo che non l'avranno. E sarà anche meglio così.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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