Scorie - La differenza tra Stato e mercato ai tempi di Covid-19

In un periodo in cui molti ritengono che la pandemia da Covid-19 dimostri la necessità di uno Stato forte che intervenga al posto di un mercato di cui si suppongono in continuazione i fallimenti, alcuni fatti credo dimostrino l'esatto contrario.

Per fare solo alcuni esempi, lo Stato sta producendo decreti e ordinanze senza soluzione di continuità, creando per lo più confusione tra individui e imprese.

Si pensi, per esempio, alla modifica dei moduli da utilizzare per circolare, che cambiano in continuazione. Oppure alla sproporzione tra le poche settimane di rinvio dei pagamenti di tasse varie e i due anni in più concessi al fisco per fare accertamenti.

D'altra parte, dal "fallimentare" mercato arrivano segnali di riconversione di aziende alla produzione di dispositivi di protezione, oppure di sviluppo delle consegne a domicilio da parte degli esercizi commerciali al dettaglio, che hanno rapidamente colto le difficoltà della grande distribuzione a soddisfare le richieste in tal senso della clientela.

Senza stucchevoli dirette a reti unificate per promettere miliardi che non ci sono e che presto o tardi saranno prelevati con la forza dalle tasche dei pagatori di tasse anche delle prossime generazioni.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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