Scorie - La regia silenziosa della realtà

Se già prima della pandemia la maggioranza di governo, in particolare nella componente M5S, si diceva favorevole alla costituzione di una sorta di nuovo IRI (che spesso è definito al femminile, denotando anche ignoranza delle parole che compongono l'acronimo), oggi i fautori dello Stato imprenditore e/o venture capitalist si sentono ancora più galvanizzati. Il presidente del Consiglio ha perfino deciso di avvalersi della consulenza di Mariana Mazzucato, nota sostenitrice della tesi secondo cui tutte le innovazioni principali dei decenni scorsi non ci sarebbero state senza lo Stato.

Ecco, quindi, che la viceministra all'Economia Laura Castelli rilancia l'idea, ovviamente però senza buttare i soldi in carrozzoni decotti, ma "guardando ad asset strategici, virtuosi ed innovativi". Sulla stessa lunghezza d'onda il collega Stefano Patuanelli, secondo il quale "il mercato non ce la può fare, serve una regia silenziosa dello Stato che accompagni il mercato."

Secondo Luigi Di Maio, poi, "lo Stato farà di tutto per assicurare che gli asset strategici nazionali siano protetti. L'Italia non diventerà l'outlet di altre nazioni come nel 2008. Ma è evidente che serve un ruolo forte dello Stato per la fase di ripartenza. Il sistema italiano, la produzione, le quote di mercato devono essere tutelate il più possibile. Non hanno importanza i nomi, ma lo scopo finale: ripartire il più velocemente possibile."

Il problema è che le prime società a finire nella lista degli asset strategici sono state, finora, quelle caratterizzate, già da prima di Covid-19, da una significativa eccedenza di capacità produttiva e accumulazione pluriennale di perdite, come la ex Ilva e Alitalia.

In attesa di capire cosa ci sia di virtuoso e innovativo, la certezza è che, in difesa dell'italianità e dei posti di lavoro, si procederà a porre a carico dei pagatori di tasse, per non si sa quanti anni (il concetto di "intervento temporaneo" è abbastanza funesto, in Italia più che altrove), un numero imprecisato di imprese che probabilmente non sopravvivrebbero sul mercato neppure a emergenza finita.

A prescindere da ciò che uno pensa di questo genere di interventi lesivi della proprietà dei suddetti pagatori di tasse, il problema concreto è che se si continua a erodere la base produttiva per mantenere in vita ciò che produttivo non è neppure in tempi ordinari, la stessa base produttiva finisce per esaurirsi.

In questi giorni da più parti si ripete che "nulla sarà più come prima". Certamente cambieranno molte cose, ma le leggi basilari dell'economia e dell'azione umana non cambieranno. Prima o poi è sempre la realtà a prevalere.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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