Scorie - La convenienza (politica)

Sul Sole 24 Ore del 23 aprile, a pagina 10, si rende edotto il lettore del rapporto "La decarbonizzazione dei trasporti" elaborato dalla Struttura transizione ecologica della mobilità e delle infrastrutture (Stemi) del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili.

Come sempre in questi casi, si tratta di rapporti che hanno la pretesa di fornire una veste scientifica a una posizione che è in realtà squisitamente politica.

Quindi, per sostenere i vantaggi della elettrificazione del parco auto, se ne sancisce la convenienza per gli automobilisti, in barba a qualsivoglia evidenza. E, implicitamente, considerando incapaci di intendere e di volere tutti coloro che, nonostante questa convenienza, continuano ostinatamente preferire i modelli con motore a combustione interna.

Non da ultimo per via della differenza tra il prezzo di un modello elettrico e lo stesso modello con motore endotermico. Nel rapporto, però, si afferma che si tratta di un timore infondato, perché, sull'intero ciclo di vita, il costo totale per chilometro di possesso e utilizzo di un'autovettura privata a trazione elettrica è inferiore a quello di una con motore a combustione interna. E meno male che per lo meno si riconosce il problema della carenza di colonnine di ricarica. Per la cui soluzione, però, esiste l'acronimo magico: Pnrr.

Pur senza entrare nel merito dell'inquinamento, mi limito a osservare che un conto è conforntare le emissioni delle auto durante il loro ciclo di utilizzo su strada. Altro conto è considerare l'intero ciclo di vita, dalle materie prime, alla costruzione, fino allo smaltimento una volta terminato l'utilizzo. In tal caso le auto elettriche sono meno pulite di quanto affermato dai talebani dell'elettrificazione (secondo un report di Bernstein, le emissioni di diossido di carbonio nell'intero ciclo di vita sono pari a 27.1 tonellate per una Tesla Model 3 contro le 22.8 tonnellate di una BMW 320i a benzina).

Quanto ai minori costi, si può provare a fare un paio di conti su un modello di utilitaria. L'acquisto del modello elettrico comporta una maggior spesa, secondo una stima prudenziale, di 12mila euro. Il costo per km delle ricariche si aggira sui 5 centesimi. Ipotizzando un prezzo della benzina di 2 euro per litro (quindi un livello decisamente alto) e di percorrere 20km con un litro, ogni km costerebbe 10 centesimi. 

Percorrendo 10mila km all'anno, l'auto con motore endotermico costerebbe mille euro in più a livello di consumo. Il punto di pareggio sarebbe quindi raggiunto dopo 12 anni. Mettiamo pure in conto il bollo (da cui per ora le elettriche sono esenti) e la manutenzione per altri 500 euro annui. Il break-even scenderebbe a 8 anni. Il tutto senza considerare i diversi tempi tra una ricarica e il rifornimento di benzina (o gasolio, o anche gpl o metano).

Ora, una vettura con motore endotermico, dopo 8 anni e (data la percorrenza ipotizzata di 10mila km annui) 80mila km, ha ancora davanti a sé una lunga vita senza grandi spese di manutenzione straordinaria. 

Nel caso dell'auto elettrica, al contrario, si renderebbe con ogni probabilità necessaria la sostituzione delle batterie, con un costo superiore a quello di sostituzione del motore endotermico.

Ciò significa che, dopo 8 anni, il valore di mercato di un modello elettrico è prossimo a zero, mentre un'utilitaria con motore endotermico e 80mila km ha sicuramente un valore di mercato superiore e, soprattutto, può essere utilizzata dal proprietario per diversi anni ancora.

L'unico vero motivo per cui le auto elettriche hanno un futuro, è perché si sta forzando il mercato con mezzi politici. Viceversa, resterebbero un prodotto di nicchia.

Non a caso, sulla stessa edizione del Sole, solo 3 pagine dopo, nello spazio dedicato ogni sabato alle automobili, un articolo di Pier Luigi del Viscovo ben spiega i perché del calo del 30% delle immatricolazioni a marzo, partendo dalla critica agli incentivi.

"Quando nel libero mercato si gioca coi prezzi bisogna avere la competenza per farlo, perché si rischia l'effetto opposto, esattamente ciò che è successo: perché dovrei comprare oggi a 100 un'auto che il mio amico tre mesi fa ha comprato a 90 e un altro fra tre mesi la acquisterà ancora a 90?"

Proseguendo poi con le titubanze a comprare auto nuove di fronte alle incertezze sul futuro dei modelli a combustione interna. A disorientare le persone "è la narrazione di chi gli racconta che le auto termiche diventeranno a breve dei ferrivecchi. Ma sono quelle che ancora il 96% dei clienti acquista."

E non perché siano dementi.

"Le auto a pile costano un occhio e pure chi legittimamente le comprerebbe non riesce. Se nel 2021 la loro quota era arrivata al 4,6%, senza gli incentivi nel primo trimestre è scesa al 3,3. Morale: senza i soldi dei contribuenti faranno sempre fatica."

Non aggiungo altro.

Commenti

Post popolari in questo blog

Scorie - Quando converrà farlo?

Scorie - I supermercati non hanno la riserva frazionaria

Scorie - Per Milei il difficile viene adesso