Scorie - Illuminazioni difettose

Commentando l'attivismo delle banche centrali, che di fatto stanno monetizzando gran parte dei deficit pubblici la cui esplosione è evidente soprattutto dallo scorso anno, Leonardo Becchetti sottolinea che ciò è possibile grazie alla alta reputazione delle principali banche centrali.

Secondo Becchetti, inoltre, "questa rivoluzione sembra muovere in direzione opposta e contraria al famoso divorzio tra Banca centrale e governo che pose le condizioni per la riduzione dell'inflazione negli anni 80. La situazione è però molto diversa. Banca centrale e Commissione europea, pur creando condizioni più favorevoli alle politiche fiscali domestiche, dettano a differenza di allora le regole del gioco (inclusa la condizionalità sull'uso delle risorse). E per noi questo "vincolo esterno" è una fortuna perché rappresenta forse l'unica forza in grado di emendare vizi strutturali del nostro sistema economico."

In pratica, quando la Banca d'Italia monetizzava il debito pubblico italiano era il governo a dettare legge. Oggi sono la BCE e la Commissione a dettare le condizioni, riuscendo (forse) a "emendare vizi strutturali del nostro sistema economico".

Aggiunge però Becchetti:

"Si pone piuttosto all'orizzonte una questione democratica e di rappresentanza. Finché il sovrano è illuminato tutto va bene, ma non si pone un problema di rappresentanza politica? Chiediamo ad attori potenti come le banche centrali di svolgere ruoli e funzioni sempre più importanti. Non più soltanto il controllo d'inflazione ma anche, direttamente o indirettamente, lo stimolo alla crescita, la stabilità dei mercati finanziari e, in prospettiva, la transizione ecologica."

La questione evidenziata da Becchetti porta però a una contraddizione. Se si ritiene che certe scelte debbano essere sottratte ai governi espressione di parlamenti eletti, perché altrimenti si farebbero prendere la mano eccessivamente, si deve dare per scontato che gli "attori potenti" siano illuminati, e anche onniscienti (o quasi).

Se, al contrario, si riconosce che tale "illuminazione" non è affatto garantita, allora di dovrebbe mettere in discussione tutto l'impianto. Ossia non lasciare tutto quel potere agli attori in questione. Né lasciarlo ai governi che storicamente si fanno prendere la mano, perché la droga monetaria crea consenso a breve termine.

Resterebbe l'ipotesi di lasciare la moneta al mercato. Il problema è che chi avanza una ipotesi del genere è considerato eretico (per usare un eufemismo). Quindi si preferisce andare avanti a suon di autorità "indipendenti", sperando però che siano "illuminate", dove il grado di illuminazione di solito coincide con l'allineamento al punto di vista del commentatore di turno.

Non molto illuminante, a mio parere.

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