Scorie - Quel maledetto treno per Bruxelles

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In Italia l'atteggiamento verso l'unione europea è per lo più di due tipi: appoggio pressoché acritico, con piccole sfumature in merito alle richieste di maggiore "solidarietà" da parte dei Paesi con i conti pubblici meno scassati; oppure avversione totale, spesso mischiando la critica alla mania di legiferare in modo invasivo su tanti microaspetti della vita quotidiana a quella sulla rinuncia alla sovranità monetaria che vedrebbe nell'uso della monetizzazione la via alla soluzione (temo venezuelana) dei problemi italici.

Sergio Fabbrini, editorialista domenicale del Sole 24 Ore, è certamente un europeista e in sostanza solo di quello scrive ogni domenica.

Da ultimo, Fabbrini ha scritto, tra le altre cose:

"Con le decisioni che sono in discussione in questi giorni nel Consiglio europeo, Bruxelles non dovrà più limitarsi a controllare le politiche di bilancio nazionali, ma potrà condizionarle attraverso una sua autonoma politica di bilancio. "Next Generation EU", con relative tasse europee, è il treno con cui John Maynard Keynes può arrivare a Bruxelles", attribuendo all'Italia il merito di avere aiutato Keynes ad arrivare da quelle parti.

Quello che per Fabbrini è un merito, per me è l'esatto contrario. Credo debba essere chiaro che un bilancio europeo alimentato da maggiori risorse proprie significa nuove tasse. A questo punto solitamente si parla di "tasse sui giganti del web", ma in ultima analisi il rischio concreto è che quei soldi escano sempre dalle tasche di chi già paga tasse a livello nazionale.

Ciò detto, avere ribattezzato "Next Generation EU" il Recovery Fund, un'iniziativa in effetti abbastanza keynesiana, a mio parere può avere un significato diverso da quello dei proponenti. Costoro credono che con queste iniziative si porranno le basi per beneficiare la prossima generazione di europei, mentre credo che questi sventurati individui della prossima generazione dovranno, loro malgrado, sobbarcarsi l'onere dei debiti che saranno contratti nei mesi a venire.

Sempre perché qualcuno ha voluto portare (il realtà, dare più spazio, perché già c'era) Keynes a Bruxelles.

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