Scorie - Quale interesse strategico?

Prendendo carta e penna, il pentastellato Alessio Villarosa, sottosegretario all'Economia, ha scritto al presidente del Consiglio, al Governatore della Banca d'Italia e ai colleghi ministri economici per perorare la causa della banca pubblica per finanziare le PMI.

Secondo Villarosa:

"Urge dotare la Repubblica Italiana di un ente creditizio a partecipazione pubblica, pienamente operativo e con un patrimonio sufficiente a contribuire al rilancio dell'economia nazionale nell'ottica del bilanciamento delle logiche, dei criteri e delle condizioni di mercato con l'interesse strategico alla stabilità del sistema economico e produttivo, di vitale importanza per la sicurezza e il futuro."

Niente di nuovo: si tratta di un cavallo di battaglia del M5S. Oggi si sentono solo più titolati nel sottolineare l'urgenza di dare vita a questa banca pubblica.

Il passaggio in cui Villarosa parla di "bilanciamento delle logiche, dei criteri e delle condizioni di mercato con l'interesse strategico alla stabilità del sistema economico e produttivo" è quello leggendo il quale ogni pagatore netto di tasse dovrebbe vedere, in prospettiva, il proprio portafoglio alleggerirsi.

Villarosa, al pari di altri, lamenta il fatto che i finanziamenti garantiti dallo Stato ma erogati dalle banche vedano queste ultime istruire una pratica di fido, il che renderebbe l'iter lento. Cosa peraltro vera, per lo meno se si pensa che i soldi dovrebbero essere concessi senza fare nessuna verifica del merito di credito.

I banchieri hanno peraltro dato la loro disponibilità ad accelerare i tempi, chiedendo però di essere esentati da responsabilità per la mancata valutazione della reale solvibilità del debitore.

Al ché i Villarosa di questo mondo si sono indignati. Resta il fatto che se si devono dare soldi più o meno senza fare alcuna valutazione del merito di credito, qualcuno il conto prima o poi lo pagherà. Forse per la banca pubblica cara al M5S questa esenzione da responsabilità sarebbe prevista. In ogni caso poco cambierebbe dal punto di vista sostanziale, dato che sempre di conto a carico dei pagatori di tasse si tratterebbe.

Ma sarebbe tutto di "interesse strategico"…

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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