Scorie - Guru del marketing, asino in economia

Considerato il più influente esperto di marketing (di fatto il fondatore della materia), l'89enne Philip Kotler ha espresso il proprio punto di vista sull'evoluzione dei consumi (e non solo) a seguito della pandemia da Covid-19.

Kotler esordisce così:

"Il Covid-19 si è diffuso nel mondo senza sosta e lascia dietro di sé un percorso di morte e distruzione. Il mondo rischia di cadere in una Grande depressione, con milioni di disoccupati in tutto il pianeta e la disuguaglianza di reddito è destinata ad aumentare ulteriormente. Prevedo che questo periodo di privazione e ansia porterà a nuovi atteggiamenti e comportamenti dei consumatori, che cambieranno la natura del capitalismo attuale. Alla fine, i cittadini riconsidereranno ciò che consumano, quanto consumano e in che modo i loro consumi sono influenzati dalle questioni di classe e dalla disuguaglianza sociale. Dovranno ripensare gli assunti del capitalismo ed emergere da questo periodo terribile con una nuova e più equa forma di capitalismo."

Elencati poi i "segnali di crescita di un movimento contrario al consumo", Kotler scrive:

"Il capitalismo è un sistema economico votato a una crescita incessante e illimitata. Si fonda su due assunti: (1) le persone hanno un desiderio illimitato di godere di sempre più beni; (2) la Terra ha risorse illimitate per sostenere una crescita illimitata. Entrambi questi assunti sono ora in discussione."

Parto dalla supposizione che Kotler consideri capitalismo ed economia di mercato come sinonimi. Ciò premesso, i due assunti sono stati forse alla base del marketing o di una concezione distorta di economia di mercato. Quanto al primo, in realtà non si tratta di un desiderio illimitato di godere di sempre più beni, ma del fatto che, soddisfatto un bisogno, l'essere umano tenda a volerne soddisfare altri. L'azione umana, in ultima analisi, è volta a rimuovere uno stato di insoddisfazione (relativa). Se non vi fosse insoddisfazione (relativa) da rimuovere, non vi sarebbe azione. Questo è poi il motivo per cui la situazione di mercato in equilibrio è un concetto teorico a cui tendere, ma che non esiste nella realtà.

Venendo al secondo assunto, nessuna persona dotata di buon senso (anche del tutto priva di competenze specialistiche) lo può considerare realistico.

Ciò detto, secondo Kotler:

"Parte del problema della crescita economica è che i benefici derivanti dagli aumenti di produttività non sono equamente condivisi."

Osservazione partendo dalla quale Kotler trae la conclusione che la ricchezza debba essere redistribuita mediante tassazione.

Ma il "guru" si spinge anche oltre, con affermazioni come questa:

"Il capitalismo dovrà stampare più denaro."

 A dire il vero, in una economia di mercato stampare denaro equivale a falsificarlo. Attività che dovrebbe essere considerata una violazione della proprietà da chiunque effettuata, perché genera la possibilità di scambiare risorse reali con risorse fittizie.

Altra cosa sarebbe una moneta di mercato, come una moneta coperta al 100% da oro o comunque non riproducibile senza limiti, come Bitcoin. Suppongo, però, che Kotler si riferisca alle monete fiat. Che, per inciso, sono gestite dalle banche centrali, soggetti che rientrano nella sfera pubblica. Kotler pensa forse a un capitalismo di Stato?

Lo si potrebbe pensare, leggendo quanto segue:

"Il capitalismo rimane il motore migliore per una crescita economica efficiente. Può anche essere il motore migliore per una crescita economica equa. Non si trasforma in socialismo se aumentiamo le tasse per i ricchi. Abbiamo rinunciato alla falsa dottrina economica secondo cui i poveri traggono vantaggio dal fatto che i ricchi diventino sempre più ricchi. In realtà, i ricchi diventeranno più ricchi soprattutto se lasceranno più denaro da spendere nelle mani delle famiglie della classe operaia. Come la crisi del coronavirus ha mostrato, un sistema sanitario pubblico solido è decisamente interesse di tutti, sia ricchi sia poveri. È tempo di ripensare e riconnettere il capitalismo e dargli una forma più equa, basata sulla democrazia e sulla giustizia sociale. O impareremo a condividere di più, come i Paesi scandinavi, o diventeremo una repubblica delle banane. Siamo tutti sulla stessa barca."

Come per i due assunti discussi in precedenza, Kotler banalizza (per screditarlo) un principio che, in realtà, ha tanto un senso logico, quanto evidenza empirica. Quelli che un tempo erano beni di lusso, alla portata solo di una piccola minoranza, grazie al mercato sono diventati alla portata di tutti. Il che non ha nulla a che vedere con la distribuzione della ricchezza in termini assoluti.

Per di più, Kotler ha la presunzione di poter indicare cosa sia meglio per tutti quanti e, diffidando evidentemente del resto dell'umanità, pensa che debba essere lo Stato a reindirizzare le cose come lui ritiene opportuno. Lo si può chiamare come si vuole, ma il socialismo parte proprio da queste basi.

Saremo anche tutti sulla stessa barca, ma io non vorrei che al timone ci fosse chi la pensa così e avesse il potere di dare ordini agli altri.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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