Scorie - C'è un piano infernale per il gioiello alato




In un crescendo di statalismo che spazia dalle concessioni autostradali ad Alitalia, Danilo Toninelli continua a ripetere che lo Stato deve riprendere un ruolo a cui ha abdicato negli ultimi decenni. Per esempio, ecco cosa ha sostenuto durante una audizione alla commissione Trasporti della Camera:

"La gestione di Alitalia degli ultimi 20 anni è la rappresentazione plastica dell'incuria che una intera classe politica ha dimostrato nei confronti dei gioielli di famiglia; la nostra ex compagnia di bandiera non deve essere svenduta, ma rilanciata: penso che lo faremo nelle prossime settimane."

Sarà pure stata un gioiello, ma probabilmente di quelli che si trovano nelle uova di Pasqua, altrimenti non avrebbe accumulato miliardi su miliardi di perdite. E sostenendo che adesso non debba "essere svenduta, ma rilanciata", Toninelli ricorre a una formula non dissimile da quella di tanti dei suoi predecessori.

Peccato che, di evitata svendita in evitata svendita e di rilancio in rilancio, il conto a carico dei pagatori di tasse sia stato parecchio oneroso. Il che rende legittimo supporre che lo sarà anche in futuro, ancorché Toninelli sostenga (ovviamente) il contrario.

"Basta con continue iniezioni di denaro pubblico: oltre al prestito di 900 milioni, gli ammortizzatori sociali sono stati usati come bancomat per pagare la ristrutturazione aziendale realizzata al solo fine di svendere la società, senza il fardello dei lavoratori, evidentemente ritenuti un inutile orpello dal precedente Governo e dai commissari. Il nostro Governo restituirà speranza e dignità al Paese."

Come pensi Toninelli di non iniettare più denaro pubblico (ossia estorto ai pagatori di tasse) al tempo stesso mantenendo il controllo (par di capire) statale sulla maggioranza della società e partendo dal presupposto che il personale non si tocca, per me è incomprensibile.

Probabilmente ci sarà un intreccio con le Ferrovie dello Stato in quello che Toninelli definisce "un piano nazionale dei trasporti" ("piano" è una parola che alle mie orecchie suona terribilmente sinistra in bocca a un ministro).

Il tutto per restituire "speranza e dignità al Paese."

Chissà perché la mia mente corre a quella scritta all'entrata dell'Inferno dantesco…
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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