Scorie - Che ognuno apra quando vuole

 
Il governo in carica potrà forse cambiare altre cose (non in meglio, probabilmente), ma direi che lo statalismo rappresenti una caratteristica di netta continuità con il passato. O, se di discontinuità proprio si volesse parlare, si dovrebbe trattare di una discontinuità in peggio.
 


Per esempio, Luigi Di Maio vuole chiudere i negozi nei giorni festivi.
 
"Entro l'anno approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi ai centri commerciali. L'orario liberalizzato dal governo Monti sta distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare aperture e chiusure."
 
Va detto che esistono consensi anche fuori dalla maggioranza di governo in tal senso, a conferma del fatto che lo statalismo è una costante dell'offerta politica italiana.
 
A parte il fatto che dubito che le famiglie italiane siano distrutte dall'apertura domenicale degli esercizi commerciali, altrimenti si dovrebbe registrare uno sfascio nel settore della ristorazione e in tutte le attività che sono da sempre aperte nei giorni festivi, non vedo alcuna motivazione sostenibile a favore del ritorno al passato che intende porre in essere Di Maio.
 
La principale delle quali pare essere la difesa dei piccoli esercizi commerciali. Che si tenterebbe di tutelare (probabilmente invano) limitando la libertà delle altre imprese e dei consumatori.
 
I quali, se vogliono, possono comunque scegliere di andare nei piccoli negozi, solo nei giorni feriali e pagando anche prezzi superiori rispetto alla grande distribuzione (io, per esempio, per taluni tipi di acquisto lo faccio, per altri no). Se non lo fanno è perché, evidentemente, non hanno il tempo o la voglia di farlo.
 
Per costoro molto probabilmente l'alternativa alla spesa alla domenica sarebbe l'incremento degli acquisti online. Sempre che il governo non intenda, con provvedimenti in stile cinese, bloccare anche l'e-commerce nei giorni festivi.
 
Sarà questo che sono andati a studiare in Cina?
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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