Scorie - I soldi (non) ci sono




Forse crede che alzando (o abbassando, a seconda dei punti di vista) l'asticella quotidianamente si riesca a cambiare la realtà. Fatto sta che Luigi Di Maio continua a (stra)parlare di provvedimenti di spesa da mettere nella prossima legge di bilancio.

"La Francia per finanziare la sua manovra economica farà un deficit del 2,8%. Siamo un Paese sovrano esattamente come la Francia. I soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini. In Italia come in Francia."

Quindi se qualche giorno fa per Di Maio doveva essere compito di un ministro dell'economia "serio" trovare i soldi, oggi i "soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini".

La Francia non è affatto un esempio da prendere in questioni di finanza pubblica (e a mio parere anche in altre questioni, ma qui rimaniamo sul tema della finanza pubblica). Dalla fine del 2007 alla fine del 2017 la Francia ha avuto un deficit mediamente pari al 4.3% del Pil accumulando 32.6 punti di debito in rapporto al Pil, contro un deficit medio del 3% del Pil e i 31.7 punti di debito accumulato dell'Italia nello stesso periodo. E questo nonostante una spesa per interessi mediamente pari al 2.2% del Pil contro i 4.3 dell'Italia. La Francia nello stesso periodo ha avuto una spesa pubblica mediamente pari al 55.9% del Pil, contro i 49.6 punti dell'Italia. Passare dall'essere statalisti all'esserlo ancora di più non mi pare affatto una buona idea.

Se tutta quella spesa e quel deficit hanno dato il risultato di un accumulo di debito superiore a quello dell'Italia durante e dopo la crisi, nessuna persona dotata di buon senso dovrebbe voler scimmiottare la Francia.

Anche sorvolando sulle considerazioni appena fatte, probabilmente Di Maio è davvero convinto che il deficit sia in realtà un tesoretto messo da parte al quale "attingere".

Evidentemente non è così, per cui la sovranità, quando si tratta di indebitarsi, trova inevitabilmente un limite nella volontà di chi è chiamato a prestare i soldi di farlo e a quali condizioni farlo.

Piaccia o non piaccia allo statista di Pomigliano, quanto debito si è accumulato in precedenza è un dato che interessa a chi deve decidere se e quanto fare credito. Per esempio, nonostante l'accumulazione di debito dell'ultimo decennio la Francia ha ancora 33 punti di Pil di debito in meno dell'Italia. Quindi lo stesso flusso di nuovo debito non è percepito allo stesso modo per tutti i debitori.

Personalmente ritengo del tutto sottovalutato il premio per il rischio di credito richiesto dagli investitori alla Repubblica di Francia, ma questo non pretendo che lo pensino altri.

Così come Di Maio non può pretendere di "attingere" al deficit in base alle necessità senza che questo sia controproducente per chi paga le tasse e, a lungo andare, anche per la moltitudine di parassiti che lo ha votato e che ha creduto e crede che sia possibile campare prendendo soldi altrui col solo obbligo di (fare finta di) cercare un lavoro.
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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